Il Comitato di Liberazione caleno
Il territorio di Calvi Risorta fu liberato dall’occupazione nazista il 23 ottobre 1943.
In quel periodo, il potere amministrativo locale era esercitato dal dott. Bernardo De Angelis.
Ai primi di novembre del 1943, con la ripresa della circolazione, iniziarono nuove manovre politiche.
La prima preoccupazione fu quella di provvedere alla sistemazione del municipio.
Infatti, i locali, oltre a subire delle devastazioni, erano stati colpiti da diversi proiettili di artiglieria.
Nel frattempo si presentò al comune un individuo, domiciliato a Calvi, di cui conosco l’identità ma ritengo opportuno non divulgarla.
Costui riferì al De Angelis che, in virtù della sua fede politica, era stato incaricato di costituire un Comitato di Liberazione con il compito di collaborare con l’amministrazione comunale e di valutare l’eventuale sostituzione dei membri che ne facevano parte, compreso il Podestà.
Il giorno seguente convocò, presso la sede del Municipio, cinque persone da lui personalmente scelte.
Tra di essi vi erano un suo nipote e un componente della Sciarpa Littorio.
Così costituì il Comitato di Liberazione, facendosi nominare presidente.
Come primo atto, procedette all’esame della posizione del primo cittadino in seduta segreta;
Dopo alcuni minuti, fu comunicato al Podestà che il comitato aveva deliberato all’unanimità la sua conferma nella carica.
Il verbale riportava testualmente:
“il Comitato di Liberazione vagliata la posizione morale, nonché l’opera imparziale, fattiva, svolta a favore di questa popolazione durante il periodo di tempo che il Sig. De Angelis Dott. Bernardo ha ricoperto la carica di Podestà di questo Comune, ad unanimità, propone che il suddetto venga riconfermato nella carica che attualmente riveste“.
Qualche giorno dopo, il presidente informò il Podestà che la decisione adottata aveva ottenuto l’approvazione del delegato provinciale.
Tuttavia, quest’ultimo aveva disposto una modifica al verbale, precisando che al termine Podestà fosse sostituito con:
“riconfermato nella carica di Commissario civile“.
L’autonomina a Commissario Civile
Il nuovo organismo si riunì nuovamente e modificò la delibera già menzionata, confermando quanto deciso in precedenza.
Verso la metà del mese, il presidente del Comitato di Liberazione, verbalmente e in aperta contraddizione con tutte le dichiarazioni precedenti, con una manovra tanto inattesa quanto priva di giustificazione, evidentemente spinto dalla consueta cricca locale — la quale mutava schieramento politico ad ogni cambiamento di scenario pur di assicurarsi il controllo dell’amministrazione per fini personali — fece intendere che, a causa di alcuni episodi spiacevoli verificatisi in un comune vicino, si era giunti alla determinazione di negare la conferma al dott. De Angelis.
Tali episodi consistevano, a suo dire, nel fatto che il confinante frequentava ancora persone legate al passato regime.
Difatti, il vecchio gerarca insisteva per il reintegro del capo delle guardie, precedentemente rimosso dal comitato.
E poiché entrambi avevano identici obblighi verso la popolazione e l’amministrazione, non erano ammissibili decisioni diverse tra comuni limitrofi.
La sera stessa, riunì il Comitato di Liberazione, con la partecipazione di tutti i membri ad eccezione di due assenti.
Dopo aver esposto la sua versione e sorvolato sui due verbali precedenti, si fece nominare Commissario Civile.
Invece, al Podestà fu proposta la nomina a vice–commissario civile in considerazione dei meriti riconosciutigli e della sua utilità.
Nel darne comunicazione, il presidente confermò, anche a nome del Comitato l‘illimitata fiducia e stima nei confronti del De Angelis.
Inoltre, lo esortò caldamente a restare al suo fianco, a causa della:
- sua totale incompetenza
- mancanza di altre persone sul comune in grado di coadiuvarlo
Infine, la sua nomina rappresentava una mera formalità, poiché in realtà il Podestà avrebbe dovuto esercitare le stesse mansioni di prima.
Lo scioglimento del comitato caleno
Intanto, venuto a conoscenza dei fatti, il Comando del Governo Alleato – Distretto di Camigliano –, sotto la direzione del maggiore Simpson, dispose l’apertura di un’inchiesta in merito.
Gli americani, a seguito dell’accertamento di gravi irregolarità, annullarono le delibere adottate e sciolsero il Comitato di Liberazione caleno.
Inoltre, intimarono all’ex presidente di astenersi da qualsiasi futura attività di carattere politico.
Anche le autorità italiane ci vollero vedere chiaro.
Con fonogramma del 22 aprile 1944, il Prefetto di Napoli Francesco Selvaggi richiese informazioni ai Carabinieri Reali.
Il 16 maggio 1944, la “Benemerita“ di Caserta appartenente alla legione partenopea inviarono una dettagliata relazione al Prefetto.
Nella missiva emerge che l’ex presidente della commissione:
- non ha mai fatto parte del disciolto Partito Fascista, né ha mai ricoperto incarichi al suo interno
- ha riportato le seguenti condanne penali:
- Tribunale di S. Maria C. Vetere – 7/4/1891, 25 giorni di detenzione e 45 Lire di multa per lesioni
- Tribunale di S. Maria C. Vetere – 12/7/1911, 25 giorni di reclusione e 50 Lire di multa; 500 Lire multa fissa e 50 Lire proporzionale per frode e altro reato
- possiede un’elementare istruzione letteraria
- è ritenuto incapace di esercitare le funzioni di capo di un’amministrazione comunale, anche per incompetenza
Inoltre, aggiunsero:
“All’arrivo delle truppe alleate, il tizio si autonominò presidente del Comitato di Liberazione, composto, in maggioranza, di prossimi suoi congiunti.
Inoltre, dopo qualche giorno, si autonominò anche commissario civile comunale.
Da tali incarichi venne d’autorità destituito, per la sua incompetenza, dal Governatore Militare Alleato di Camigliano, maggiore Simpson, il quale ebbe anche a diffidarlo.
- trafficante, presuntuoso, molto attaccato ai propri interessi, di discussa onesta
Pertanto, un’eventuale nomina a sindaco non risulterebbe gradita alla popolazione, che non nutre alcuna stima né fiducia nei confronti dell’uomo.”
La missiva inviata dal Podestà al Prefetto di Napoli
Dopo lo scioglimento del Comitato di Liberazione, il comando alleato inviò a Calvi il maggiore americano Fred H. Lippucci.
Costui, una volta constatata la realtà dei fatti, ordinò categoricamente al Podestà di restare al suo posto.
Nel congedarsi, lo esortò a proseguire il proprio operato con la serenità e la fiducia che aveva avuto modo di apprezzare.
Allo stesso tempo, il De Angelis inviò una missiva al Prefetto di Napoli.
“Eccellenza, come potete facilmente constatare fui nominato Podestà di questo Comune contro il desiderio del disciolto partito, e per volontà del popolo, espressa attraverso l’arma di CC.RR.
Fui sempre avversato dagli esponenti locali di detto partito, perché ho amministrato il comune solo nell’interesse del popolo e non volli mai sentire di influenza politica.
In un momento di disagio per il comune misi a disposizione il sussidio della mia farmacia e tutta la mia attività.
Durante il periodo della dura occupazione tedesca ho messo a repentaglio diverse volte la vita per salvaguardare dal nemico che angariava ogni minuto, la vita, gli averi di questa popolazione.
Non ho conosciuto disagi e stanchezza, per non fare mancare un pezzo di pane a tante famiglie nei momenti più duri della lotta.
Ne ho avuto in ricompensa la più viva e solidale riconoscenza da parte di questa popolazione nei momenti più tristi, cioè quando si cercava di ingannare le autorità Alleate con menzogne per cercare di travolgermi.
Sono grato perciò, Eccellenza, e sono affezionato a questa popolazione sana e laboriosa, di sentimenti schiettamente liberali che nessuna propaganda è riuscita mai a cambiare, e prego pertanto V. E. di volerle dare un amministratore che sia di questi sentimenti.”
Il tentativo di riportare l’ex presidente al suo posto
Il nipote e un altro congiunto dell’ex presidente si adoperarono per riportare lo zio al suo ambito ruolo.
L’8 maggio 1944, inviarono una lettera firmata al Comitato Centrale di Liberazione di Napoli e per conoscenza:
- al Comando Alleato Regionale di Napoli
- a S. E. il Prefetto di Napoli
“Malgrado tutte le polemiche, disposizioni, leggi, discorsi e comunicati inerenti alla epurazione, siamo arrivati al mese di maggio e in questo comune non si è visto ancora nessun provvedimento a carico dei gerarchi che tanto male hanno fatto alla cittadinanza.
Noi sottoscritti, nell’impossibilità di venire di persona costà, a causa del divieto di passare il Volturno, tutti incontaminati dalla cancrena fascista, precisiamo formale accusa contro una lista di individui.”
Tra loro, vi era anche il dott. De Angelis.
“ex segretario politico, ex commissario prefettizio, ex podestà, attuale sindaco del comune, iscritto al partito fascista del 1922, collaboratore fattivo dei tedeschi durante la permanenza nel paese, e che non si è peritato di combattere con essi e devolvere viveri della popolazione a loro favore.“
Secondo i delatori dell’amministrazione, nel Comune di Calvi esisteva una vera e propria 5° colonna, disfattista e deleteria.
Il sindaco dott. de Angelis, abusando della sua carica, si era circondato di fascisti per raggiungere i suoi scopi.
Negli ultimi tempi, poi, aveva perfino nominato:
- un calzolaio, ex milite, come guardia addetto all’igiene
- un’altra guardia
- spazzini
- fascisti e capisquadra della milizia
Secondo loro, tutte le decisioni adottate non tenevano in considerazione la presenza di elementi validi e antifascisti in paese.
Questo andazzo politico metteva in luce un sistema per deprimere lo spirito della popolazione.
Ma soprattutto emergeva la chiara volontà dei vecchi signori di far sopravvivere il fascismo.
I familiari dell’ex-presidente chiesero al Comitato Centrale di Liberazione l’apertura di una rigorosa inchiesta.
L’articolo su l’Avanti del 28 maggio 1944
Gli oppositori del Podestà fecero persino pubblicare un articolo su un quotidiano a diffusione nazionale.
Diversi anni fa, il prof. Paolo Mesolella rinvenne due articoli, di notevole interesse, pubblicati su l’Avanti!
Il primo, datato 28 maggio 1944, era intitolato:
“A Calvi Risorta perché rimane il sindaco?”
Secondo l’autore, il Podestà caleno:
- fu ed è stato sempre un ultra fascista
- collaborò fin dalla primissima ora con Riccardo Mesolella di Sparanise e la sua cricca
- dal 1928 al 1932 fu segretario politico del fascio di Calvi Risorta
- successivamente, e per molti anni, fu Podestà fascista dello stesso comune
- in qualità di Podestà, utilizzava fondi comunali per acquistare mobili, macchine da scrivere e oggetti di cancelleria e li donava al fascio locale
- in omaggio alla legge razziale fascista cambiò l’antichissima denominazione di “Via Giudea”, nella frazione di Petrulo, in quella di Via Nicandro Zitiello, un milite caduto nella nazifascista guerra di Spagna
- fu un tedescofilo convinto ed un collaboratore attivo delle orde tedesche
Collaborazione – si legge nel documento – che si intensificò dopo l’armistizio.
Infatti, offriva pranzi e riceveva inviti e colazioni da ufficiali e sottufficiali tedeschi.
Il Podestà si adoperò a far affluire agli accampamenti tedeschi patate, uova, polli, capre, pecore, vitelli, suini.
Inoltre, con l’aiuto dei carabinieri, effettuò razzie nelle campagne, avvalendosi dei ruoli della tassa sul bestiame.
Fu egli stesso a consegnare ai crucchi l’elenco dei ruoli della Divisione “Pasubio”, che il Comando aveva precedentemente affidato ai contadini affinché li sottraessero alla razzia tedesca, con l’intesa di restituirli all’Esercito Italiano una volta finita la guerra.
Operò la requisizione delle biciclette per consegnarle ai tedeschi, obbligando perfino a tirar fuori quelle murate (caso Francesco Canzano).
Lo stesso fece per tre automobili nuove nascoste in Calvi.
E anche alcuni camion della “Pasubio” furono immolati dalla tedescofilia del Podestà caleno.
La messa in discussione del Podestà
Dunque, l’invio di lettere alle autorità e ai giornali non sortì alcun effetto.
Gli americani non ne vollero più sapere dell’ex presidente del Comitato di Liberazione, ritenendolo inadatto.
Ma qualche mese prima anche il ruolo ricoperto dal dott. De Angelis fu messo in discussione.
Intanto, l’interessato delegò “il rag. Giovanni De Lucia per l’adozione dei provvedimenti a carico del personale dipendente da questo ente.”
Inoltre, aggiunse:
“Designo a succedermi nella carica di Commissario Prefettizio il sig. Capuano Onofrio di Antonio possidente, attuale consigliere amministrativo che non ha mai appartenuto ad alcun partito.”
Su tale proposta, la Legione dei Carabinieri Reali di Napoli espresse parere negativo:
“La sua eventuale nomina a commissario prefettizio del comune di Calvi Risorta, verrebbe sfavorevolmente accolta dalla popolazione.”
Successivamente, gli americani ritennero anche il De Angelis inidoneo ad assolvere tale ruolo.
Il 13 maggio 1944, Il capitano John N. Lummus scrisse in una missiva indirizzata al Prefetto di Napoli:
“Eccellenza,
In base alle informazioni ricevute tramite i canali ufficiali, sembra che il Commissario di cui sopra non sia idoneo a ricoprire alcuna carica ufficiale.
La preghiamo pertanto di rimuoverlo immediatamente dall’incarico e di presentare un nuovo nome, che possa essere immediatamente approvato e confermato.”
Purtroppo, permane l’incertezza circa le decisioni adottate dalle autorità italiane dell’epoca.
La vicenda sarà opportunamente chiarita in un’altra ricerca storica.
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