Il presunto antifascista Otello D’Innocenzo
Otello D’Innocenzo nacque a Calvi Risorta il 5 marzo 1905 da Benedetto e Alessandra Alessandrini.
Otello visse in una famiglia dichiaratamente anti regime.
Il padre era un attivista e convinto sostenitore del Partito Comunista, che trovava origine nella classe operaia.
La madre, pur più riservata, condivideva l’idea che il senso di equità costituisse il cardine per educare i figli.
All’età di 20 anni, Otello parti per il servizio militare.
Infatti, dal 24 maggio 1925 al 20 settembre del 1926 passò in forza alla 2° Compagnia Sussistenza di Milano.
Terminato il servizio dil leva, Otello si ritrovò nella lista degli antifascisti da tenere sotto osservazione.
Secondo lui, l’origine della sua sventura andava attribuita al brigadiere Tatrieli, comandante della stazione dei carabinieri di Calvi Risorta.
Dopo il congedo, una volta tornato in paese, il comandante gli chiese dove fosse diretto.
Otello rispose con franchezza che era stato assunto da una società di Milano.
Il brigadiere prese nota della risposta.
Da quel momento, in tutti i luoghi in cui fu trasferito, si raccoglievano informazioni a suo carico, si indagava su ciò che faceva in un contesto di stretta sorveglianza.
Per le autorità, dunque, quale figlio di un ex-comunista, era etichettato come qualcuno che ne condivideva le idee.
Nel novembre del 1926, fu segnalato dal Comando della Tenenza dei Carabinieri Reali di Teano alla soppressa Questura di Caserta.
Il caleno fu indicato come professante idee sovversive, avverso al regime e attivo propagandista specie fra le masse operaie.
Le continue trasferte per lavoro
Il 22 novembre 1926, la Tenenza dei Carabinieri di Teano inviò una nota al Questore di Caserta.
“Per le comunicazioni che si crederanno alla R. Questura di Milano si comunica che il noto comunista D’Innocenzo Otello di anni 24 da Calvi Risorta risulta allontanatosi da quella cittadina, scopo lavoro.
Da indagini fatte si è potuto stabilire che il D’Innocenzo Otello trovasi in Milano, quale operaio presso la ditta Costruzioni automobili Alfa-Romeo e ciò per interessamento dell’Ingegnere Izzo Amedeo di Pietro, di anni 45, da Calvi Risorta domiciliato a Milano e impiegato alla precisata ditta.
Il D’Innocenzo Otello è avverso al regime Nazionale ed è stato propagandista specie fra le masse operaie,
Quest’ufficio non può esprimersi in merito all’ingegnere Izzo Amedeo circa il suo colore politico perché lo stesso è da molti ani assente da Calvi Risorta.”
In realtà, non fu mai impiegato all’Alfa Romeo.
Lui era un operaio della Società Anonima Italiana (S.A.I.) dell’Ing. Nicola Romeo & C. con sede in Milano.
Poi, frequentemente si recava in trasferta per eseguire lavori di meccanica.
Infatti, prestò servizio in diverse località:
- Cittanova d’Istria in Croazia presso Istanzia di Filippini
- Trieste in Via Torre Bianca n. 39 presso Ing. Moro e Dolenzi
- Scicli in provincia di Ragusa presso Cav. Pantaleo.
- Messina presso Birra Messina
- Sant’Alessio Siculo in provincia di Messina
In ogni luogo da lui frequentato, le autorità di pubblica sicurezza raccoglievano sistematicamente informazioni a suo carico.
La finta radiazione dal casellario politico
Stanco e affranto, il 19 settembre 1928 Otello D’Innocenzo invio una missiva alla Direzione Generale della P.S. del Ministero dell’Interno.
“Io dichiaro di non essere stato mai un comunista, ne tampoca d’aver fatto propaganda, come mai potevo parlare di politica o essere comunista …
io sono un onesto lavoratore degno cittadino italiano non sono iscritto al Fascio perché non si può iscriversi dopo dei 21 anni io sono stato procinto di perdere il posto, per sopraggiunta ho moglie e figlio posso mai pensare alla politica, e poi io non so cosa significa politica che colpa ho io se mio (padre n.d.r.) era sovversivo, perché io devo essere perseguitato, si presentano dai clienti a chiedere informazioni il cliente può pensare anche che io sia delinquente, senza pensare che io sono un onesto bravo lavoratore.
La mia fissa dimora è Viale Salandra n. 37 Isolato 50 Messina e poi vado sempre in giro.
Sperando di essere libero come lo merito.
Distintamente saluto – Dev/mo D’Innocenzo Otello”
Nel medesimo periodo, fu trasferito per lavoro a Civita Castellana in provincia di Viterbo.
Ultimata l’attività lavorativa nel Lazio, fece ritorno nella sua Milano.
L’11 dicembre 1928, il Ministero dell’Interno dispose la radiazione di Otello D’Innocenzo dal casellario politico e dal novero dei sovversivi.
Nonostante il provvedimento ministeriale, l’attività di sorveglianza sul caleno non cessò, essendo elemento pericolo per l’ordine Nazionale.
Il trasferimento di Otello D’Innocenzo a Bologna
Nel 1933, Otello giunse a Luino sulla sponda orientale del Lago Maggiore.
Il 19 luglio 1933, la Regia Questura di Varese rispose al Questore di Milano e per conoscenza a quello di Napoli.
“Con riferimento alla nota succitata, comunico alla S.V.I. che il comunista in oggetto segnato, effettivamente in data 21 maggio u.s. proveniente da Milano, è giunto a Germignaga di Luino allo scopo di eseguire delle riparazioni ad un ponte per conto dell’Ing. Romeo di Milano.
Dopo aver ultimato detto lavoro e cioè il 26 giugno decorso ha lasciato detta frazione ritornando a Milano.
Durante la breve permanenza in Germignaga il D’Innocenzo non ha dato luogo a rimarchi colla sua condotta politica.”
Il suo continuo girovagare non finì qui.
Il 13 aprile 1940, la Regia Prefettura di Bologna inviò un rapporto alla Direzione Generale della P.S. del Ministero dell’Interno.
“L’individuo segnalato quale elemento antifascista con la ministeriale sopracitata, è stato identificato per D’Innocenzo Otello, meglio in oggetto generalizzato, qui residente dall’agosto 1938, proveniente da Milano.
È coniugato con Oteri Santa di Ignazio da Messina di anni 28, ed ha un figlio Benedetto, nato a Calvi Risorta, 15 mesi or sono.
Il D’Innocenzo, che lavora da diversi anni come assistente edile presso la ditta S.A.C.O.P. (Società Anonima Cementazione Opere Pubbliche) di Milano, trovasi da poco più di un anno alle dipendenze della locale succursale, sita in via Riva Reno n. 63.
È tenuto in ottima considerazione dai suoi superiori per l’attività che spiega nell’adempimento delle sue mansioni, però siccome tratta gli operai alla sua dipendenza con una certa rigidezza non è da questi ben visto.
Il D’Innocenzo non è inscritto al P.N.F. ma finora non ha dato luogo a rilievi con la sua condotta.”
Il coinvolgimento di riflesso nel caso Giordani
Il caleno, suo malgrado, fu sfiorato accidentalmente da un fatto di sangue.
Il 21 novembre 1920, fu assassinato l’avv. Giulio Giordani nell’Aula del Consiglio Comunale di Bologna,
Nel corso delle indagini, gli inquirenti indagarono Benigno Alfredo Riccardo Bottazzi, nato a Castel San Pietro Terme il 7 febbraio 1876 da Angelo e Caterina Ballarini.
Insieme ad altri, “fu arrestato e denunciato per porto abusivo di arma in occasione dell’uccisione del martire fascista Giordani.”
Ma, con sentenza pronunciata dal Pretore locale in data 6 febbraio 1922, fu assolto per insufficienza di prove.
Il Bottazzi non risultava iscritto al Partito Nazionale Fascista, diversamente dalle figlie Laura, di anni 31, e Bianca, di 28.
Nel 1940, Otello strinse rapporti di amicizia con Benigno Bottazzi, impegnato in qualità di custode presso la medesima azienda.
Per questo motivo, la Prefettura di Bologna richiese a quelle di Napoli e Milano informazioni sul conto del caleno.
Otello D’Innicenzo, stabìlendosi definitivamente nella città felsinea, divenne un imprenditore.
Inoltre, non fu più oggetto di misure di sorveglianza.
Negli anni ’70 offrì il proprio contributo al paese natio per ovviare alle criticità relative all’approvvigionamento idrico.
Dopo la vittoria della Bilancia del 1975, l’amministrazione di Angelo Capuano iniziò ad affrontare l’annoso problema della “grande sete”.
In primis, si accertò che Il consorzio erogasse il quantitativo massimo d’acqua.
Poi avviò una turnazione dell’erogazione dell’acqua.
Malgrado l’impegno profuso, le misure intraprese si limitarono a costituire rimedi di carattere transitorio.
Per risolvere il problema alla radice, l’unica soluzione possibile era quella di ricercare eventuali fonti locali di approvvigionamento.
Il progetto prevedeva operazioni di sondaggio e perforazione alla ricerca “dell’oro bianco”.
Tramite il cugino Ruggero Elia, Otello D’Innocenzo mise a disposizione una trivella.
La sua encomiabile intraprendenza consentì agli amministratori caleni di risolvere la problematica relativa alla disponibilità delle risorse idriche.
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