Il XXI Vescovo di Calvi – Andrea II

Andrea II, il ventunesimo Vescovo di Calvi

Il ventunesimo Vescovo di Calvi fu il diacono Andrea II.

Prima del 966, i prelati si consacravano a Roma.

Il 1° ottobre 965 fu eletto papa Giovanni XIII.

Successivamente, in seguito ad una rivolta popolare dei Romani, il sommo pontefice fu incarcerato a Castel Sant’Angelo.

Presto però riuscì a fuggire, riparando a Capua sotto la protezione del conte Pandolfo.

Il 14 agosto 966 papa Giovanni XIII elevò la sede di Capua al rango di arcidiocesi metropolitana.

L’arcidiocesi ebbe come suffraganee Atina, Aquino, Caiazzo, Calvi, Carinola, Caserta, Fondi, Gaeta, Isernia, Sessa Aurunca, Sora, Teano e Venafro.

Gli arcivescovi capuani avevano alcuni privilegi speciali:

  • erano legati nati della Santa Sede
  • autenticavano le loro bolle con il piombo
  • era loro riservato il diritto di ungere con l’Olio santo i principi di Capua
  • sottoscrivevano i loro diplomi con il minio o con il cinabro

Il principe Pandolfo, generosissimo, insieme con il sommo pontefice, cominciò a riflettere più attentamente sui luoghi nei quali dovessero essere consacrati i vescovi suffraganei.

Per questa ragione l’illustrissimo principe trascorse la notte senza chiudere occhio.

Verso l’alba, poi, ordinò che alla sua presenza si riunissero i più sapienti uomini della città di Capua.

Con quest’ultimi, secondo la disciplina canonica, furono designati i luoghi nei quali i vescovi dovevano essere ordinati.

Fra questi, per primo, consacrò Andrea, il suo venerabile e fedele diacono, come vescovo della Chiesa di Calvi.

Costui iniziò a risplendere di tanta grazia e fermezza divina che non solo abbelliva le chiese già edificate, ma anche restaurava quelle distrutte, riportandole al loro antico vigore.

Il legame di Andrea II con San Casto

Princeps munificentissimus una cum summo Pontifice, in quibus locis consecrandi essent Episcopi suffraganei, cœpit subtilius cogitare; ob quam causam eminentissimus Princeps illam noctem insomnem duxit. Circa vero matutinam horam ante suam præsentiam sapientissimos Capuanæ civitatis convenire præcepit, cum quibus per Canonicam institutionem loca electa sunt, in quibus Episcopi ordinandi esse deberent, inter quos primum Andream venerabilem diaconum suum fidelem Calvensi ecclesiæ ordinavit Episcopum, qui tanta Dei gratia cœpit coruscare & constantia, ut non solum constructas magnificaret ecclesias, verum etiam destructas ad pristinum renovaret vigorem.”

Il Vescovo Andrea II è legato alle vicissitudini delle spoglie mortali di San Casto.

Nel lontano 1° luglio 66, i caleni si recarono sul litorale domizio e trafugarono le spoglie del vescovo favoriti dall’oscurità di una notte piovosa.

È presumibile che il sacro corpo del martire caleno fu seppellito in località “San Casto vecchio al Ciavolone“.

Qui rimase per nove secoli.

Nel 966, Landone, duca di Gaeta, di nascosto, lo fece trasferire nella sua città.

Qui Casto ricevette la palma del Martirio con la partecipazione del Sommo Pontefice Giovanni XIII, assieme al corpo di Sant’Erasmo e da altre reliquie di diversi santi.

Nello stesso anno, il vescovo di Calvi Andrea, chiese al duca di Gaeta la restituzione del corpo di San Casto.

Nonostante gli sforzi profusi, riuscì ad ottenere soltanto un braccio.

La sacra reliquia fu racchiusa in una teca d’argento nel 1520.

I resti venerabili del primo pastore della diocesi di Calvi furono prelevati nel 1806 da Papa Pio VII dalle catacombe di S. Callisto a Roma per consegnarle all’allora cardinale di Napoli Luigi Russo Scilla, calabrese di nascita.

Nel 2012, le sacre reliquie di S. Casto martire sono ritornati nella cattedrale romanica di Calvi provenienti dalla Calabria.

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