La ragazza segregata per sette anni
Le Suore Figlie delle Sacre Stimmate di San Francesco d’Assisi si stabilirono a Calvi Risorta alla fine del 1932.
Le attività ebbero inizio l’8 maggio 1933, giorno di apertura dell’asilo “Maria Santissima Addolorata”.
L’ordine religioso rappresentò da sempre un faro verso il quale rivolgersi in ogni circostanza.
Infatti, con il passar del tempo, oltre alla scuola materna, aprì anche una scuola di lavoro e un orfanotrofio.
La struttura, dunque, divenne un ricovero nella sicurezza di essere accolti in qualunque evenienza, come in questa vicenda assurda realmente accaduta.
I protagonisti sono stati indicati con nomi di fantasia.
I fatti vennero alla luce all’inizio di giugno del 1985.
La protagonista, suo malgrado, fu una ragazza di quattordici anni che chiamerò Orsola.
L’unica sua colpa fu quella di essere nata prima del matrimonio di suo padre e di sua madre.
Fondamentalmente, la vicenda era strettamente legata all’ignoranza, all’egoismo e alla paura dei pettegolezzi della gente in un piccolo paese.
Due coniugi, accusati di aver segregata una loro figlia per sette anni, furono arrestati dai carabinieri per sequestro di persona.
Il fatto accadde a Casafredda, frazione del comune di Teano.
La coppia aveva una buona condizione sociale:
- Il papà Giuseppe Angeletti, di 37 anni, contabile nel tabacchificio Deltafina di Francolise
- la mamma Adriana Montanaro, di 31 anni, Insegnante elementare
Secondo le Indagini, la ragazza fu segregata perché i suoi genitori si sentirono in colpa, essendo nata prima del matrimonio.
In altre parole, sarebbe stata considerata “estranea” alla famiglia.
A quanto si apprese, infatti. Il padre, pur avendola riconosciuta, non l’avrebbe iscritta nel proprio stato di famiglia.
Subito dopo la nascita, inoltre, Orsola era stata affidata a una coppia di amici di famiglia di Caserta.
L’affidamento alle Suore Stimmatine
La bambina trascorse i primi sette anni di vita con i coniugi “adottivi”.
Successivamente, la coppia casertana, avendo altri quattro figli, manifestò la necessità che la ragazza tornasse dai suoi veri familiari.
Secondo gli investigatori, i genitori naturali l’avevano accolta in casa, segregandola.
Orsola fu trovata dai carabinieri in stato confusionale.
Sviluppata normalmente nel fisico, aveva gli occhi semichiusi proprio di chi trascorre molto tempo della giornata al buio.
La ragazza presentava anche un ritardo dello sviluppo mentale per effetto diretto del lungo isolamento.
Quando i carabinieri fecero irruzione nell’appartamento, Orsola fu trovata nascosta dietro un armadio in un’ampia stanza.
Secondo l’accusa, la ragazza fu costretta a trascorrere per anni le sue giornate in un locale munito di un letto in ferro e di una coperta sul pavimento.
La vicenda fu scoperta fortuitamente.
Ornella, trovandosi sola in casa, compose un numero telefonico casuale.
Dall’altro cavo rispose la voce di una signora di Spoleto, alla quale la ragazza raccontò la sua incredibile storia.
L’improvvisata interlocutrice avvertì immediatamente i carabinieri.
I coniugi Rossi avevano altri due figli, un maschio ed una femmina rispettivamente di 11 e 9 anni, nati dopo il matrimonio.
Orsola fu affidata all’Istituto delle Suore Stimmatine di Calvi Risorta.
Successivamente, si appresero altri particolari del fatto accaduto a Casafredda.
La ragazza al centro della vicenda era nata il 21 aprile 1971 nella clinica Villa del Sole di Caserta.
La mamma, Adriana Montanaro di 31 anni, era allora nubile.
Il papà Giuseppe Rossi, celibe, registrò la bambina all’ufficio anagrafe di Caserta come sua figlia naturale.
Superò il trauma?
La coppia, durante la permanenza in clinica, si sarebbe confidata con due coniugi di Caserta, Antonio e Teresa Iannaccone.
Quest’ultimi assistevano uno del loro quattro figli, operato di appendicite.
Adriana Montanaro, non ancora sposata con il Rossi, avrebbe manifestato il timore di esporsi alle critiche degli abitanti del paese per la relazione che aveva portato alla nascita di Ornella.
I coniugi Iannaccone accettarono quindi di accogliere la bambina, iscrivendola anche alla scuola materna e alla prima elementare.
In questi anni di affidamento, i genitori naturali si recarono a visitare la figlia un palo di volte all’anno.
Dopo sette anni, la famiglia Iannaccone, a quanto si apprese, interessò della vicenda il corpo di polizia femminile.
Così i coniugi Rossi si decisero a portare la piccola Ornella nella loro casa per poi collocarla in totale isolamento.
Dunque, dopo quanto accaduto, la ragazza fu affidata alle cure amorevoli delle Suore Stimmatine di Calvi Risorta.
Tuttavia, non è dato sapere se riuscì a superare il trauma e soprattutto a recuperare il deficit dello sviluppo cognitivo.
© Riproduzione riservata