I proverbi caleni (2° parte)

I proverbi caleni (2° parte)

I proverbi rappresentano la sintesi più bella ed espressiva della cultura di un popolo.

Con un gruppo di amici e non solo, ho recuperato tante espressioni, frutto di ricerche nelle famiglie.

Questo significa che mi sono trovato di fronte a tanto materiale inedito, da cui ho tratto le seguenti massime.

A femm’na sotto a l’ lenzol’, fa scarì mamm’ta o cor’

La metafora che si cela dietro all’antico proverbio caleno è questa:
Se la donna è brava a fare sesso a letto, fa passare in secondo piano l’affetto viscerale del marito verso la madre.

È meglio ess’ parent a’ cana e no o’ can’

È meglio essere parente alla cagna che al cane.
Sul piano pratico si pone certamente la diversità, sotto determinati aspetti, tra l’uomo e la donna.
La scelta ricade sulla femmina, essendo più accomodante e dalla quale si potrebbe ottenere qualcosa di più.

Chi ciagn’ fott’ a chi rir’

La semplice espressione si riferisce alle persone che per indole o per carattere tendono a piangersi addosso.
In pratica, chi si lamenta ottiene molto di più di chi non lo fa.

Addò ce stann’ troppi vagli, non s’ fa mai juorn’

Quando troppi personaggi si occupano della medesima vicenda senza essere coordinati tra loro, il risultato potrebbe rilevarsi disastroso.
Il senso è riassumibile in una maggiore collaborazione tra le menti pensanti.

Senza soldi nun s’ cantanu mess’

Il proverbio eredita una certa venatura anticlericale.
Nello specifico, pone l’accento sull’importanza dei soldi nella vita.
Puoi dimenarti quanto vuoi, ma, per avere un minimo di potere, il denaro è indispensabile.

Seconda sezione

L’acqua è poca e ‘a papera nun galleggia

Riprendendo la metafora precedente, si usa per dire che la vita è difficile quando mancano i beni essenziali.
Inoltre, se non vi sono le condizioni, è inutile mettere in atto un progetto o un’attività.
Sarebbe un fallimento assicurato.

Gli addritti morunu p’ mani e ri fessi

Questo proverbio mette in guardia le persone intelligenti dal farsi accompagnare dagli stupidi.
Gli esseri dotati di capacità intellettive sono abituati a guardarsi dei nemici più pericolosi.
Ma a volte possono capitolare per mano di un essere insignificante.

D’diu n’ libberi ‘e ‘ri p’zzienti risagliuti

È bene diffidare di un indigente che, arricchitosi, diventa borioso e poco raccomandabile.
Dunque, le persone che si sono arricchite senza sacrifici ostentano il loro status sociale, dimenticando le umili origini.

Bell ‘a fore e futu ‘a rentu

Bello esternamente ma vuoto all’interno.
Si tratta di una persona che sembra bella e si mostra accattivante, ma in realtà si rivela l’esatto contrario.

‘A lavà a capa ‘o ciucciu, pierdi tiempo, acqua e sapone

Si perde probabilmente solo tempo e denaro quando si cerca di far capire un concetto ad una persona testarda.

Mar’ a chi mor’ e paraviso nun vere, che chi resta campa e semp’ cena a sera

Povero chi muore e non trova posto in paradiso, che chi resta continua a vivere e sempre cena la sera.
La definizione si usa in senso figurato per considerare con pietà e compassione chi si trova a gestire situazioni dalle quali non può o non riesce a ricevere i benefici attesi a causa della propria incapacità o sfortuna.

Terza sezione

P’trulu scapp e fuje… chi troppu c’ passa, ‘u cuoriu c’ lassa e chi troppu c’addrizza ‘a pell’ c’appizza!

La locuzione fa riferimento alla retrograda usanza petrulese di picchiare i forestieri che tentavano di avvicinarsi alle “loro” donne.
Infatti, li accoglievano con botte da orbi all’imbocco del paesello davanti al famoso “pirigliu”.

Puozzi avè a ciorta e r’a brutta e r’a puttana

Potessi avere la fortuna della brutta e della puttana.
Le due figure femminili fanno la loro fortuna grazie al loro atteggiamento.
La donna riservata ha meno possibilità di sistemarsi rispetto a quella che si mette in vista o si lascia corteggiare.

Campa cavallo che l’er’va cresce

Il proverbio incoraggia le persone a non mollare mai e ad essere pazienti nei momenti difficili.
Per raggiungere gli obiettivi prefissati, è necessario adottare un atteggiamento attendista.
E solo chi possiede questa caratteristica alla fine verrà premiato con il risultato atteso.

Muortu nu Papa, s’ n’ fa natu

Morto un Papa, se ne fa un altro.
Nella vita tutto passa.
Anche la morte di un Papa fa parte del corso inesorabile degli eventi.

S’ chiur’ na porta e sarap’ nu purtone

L’espressione incita all’ottimismo
Fondamentalmente, con sguardo lungimirante, ci invita a non temere il cambiamento perché spesso può rivelarsi un’opportunità.
Quindi, un iniziale fallimento può costituire il preludio ad una vita di successo.

Fai chi figli e chi figliastri

Il proverbio si riferisce a tutte quelle situazioni che, seppur identiche, sono valutate in modo diverso.
La disparità di trattamento trae origine spesso da un’ingiustizia dettata da sentimenti differenti.

Stuortu va, addritt’ ve

Se qualcosa parte nel peggiore dei modi, è possibile che nel corso del tempo si possa raddrizzare.
A volte accade che proprio una circostanza avversa o negativa apra ad una impensata prospettiva favorevole.

Quarta sezione

Nun tengu mancu gli uocci p’ ciagn’

L’espressione vuole fare intendere che una persona ha seri problemi economici ed è sprofondata nella miseria più nera.
Per un altro verso, di chi sperava grandi cose ma è rimasto deluso e rovinato.

Pur’ i puci tennu a toss’

Con un lato ironico e dissacrante, letteralmente significa: “anche le pulci hanno la tosse”.
I minuscoli parassiti non hanno nulla a che vedere con la metafora.
In verità, chi non è padrone di una materia o di un argomento si permette di aprire bocca.

Parlan’ e ru riavulu e spuntun’ l’ corna

Si parla del diavolo e spuntano le corna.
Si dice quando qualcuno appare proprio nel momento in cui si sta parlando o pensando di lui.

So comm’ ‘e canali, ognunu piscia ‘nculu à natu

Con l’espressione colorita si sottolinea l’evenienza di farsi del male l’uno con l’altro.
Pertanto, indica la capacità insita nell’essere umano di fregare il prossimo.

E ca’ c’è notte icett’ r’viezzo

La frase esprime l’amara constatazione di dover ancora attendere prima che l’attività possa considerarsi conclusa.

Mar’a chi cammina ca capu calata

Guardati da chi mestamente cammina con il capo chino ovvero a testa bassa.
Evitate chi non tiene lo sguardo aperto verso gli altri perché è rivolto a soddisfare solo i propri bisogni e interessi.

Tu figlia m’ senti e tu nora m’ntienti

Il proverbio è riferito alla suocera invadente.
Quest’ultima, per far arrivare il proprio messaggio alla nuora, preferisce indirizzarlo alla figlia.

Suonn’ porta suonn’

Più dormi e più vorresti dormire.
Più schiacciamo dei pisolini, dunque, più ci addormentiamo con una conseguente riduzione del nostro stato di coscienza.

Quinta sezione

Facesse ‘na culata e asciss’ ‘u sole!

“Facessi il bucato e uscisse il sole”.
Solitamente è usato da chi si lamenta quando nulla sembra andare per il verso giusto.
Quindi, è un’esclamazione di chi non riesce ad avere la fortuna dalla propria parte nelle faccende quotidiane.

Ienn’ri e niputi, chell’ che fai è tuttu perdutu

A generi e nipoti, quel che fai è tutto perso.
Dunque, il bene fatto ai parenti prossimi va tutto sprecato.

‘Na botta ‘o circiu e ‘n’ata ‘a vott’

I “bottari” catalani usavano dare un colpo al cerchio e un altro alla base della botte per assestare le doghe e tenerle unite.
La metafora, quindi, indica le persone ondivaghe e contraddittorie nei comportamenti e nelle decisioni.
In pratica, evitano di prendere posizione e si barcamenano tra due situazioni diametralmente opposte.

U vruoccul è figliu a foglia, a patana fa u nquigliu…comm è a mamma è pur a figlia!

Il broccolo è figlio della foglia, la patata germoglia, come è la mamma è pure la figlia.
Secondo il seme sarà il frutto.
Con questo proverbio si allude alla similitudine tra la figlia e la mamma.
Tra gli uomini, è come dire “tale padre tale figlio”.

Si so’ rar’c, rar’cheunu

Se sono radici, radicheranno.
Come buon auspicio, è un’esortazione a continuare un lavoro o un progetto.
Ma solo con il tempo sarà possibile valutare l’evoluzione dell’attività e il beneficio ottenuto.

Eri milu e non vuttavi l’ mele, mo si pere e ‘o fa’ l’ mele

Diceva un contadino ad un albero che non dava frutti:
eri un melo e non facevi mele, oggi sei un pero e vuoi fare le mele.
In senso figurato, ricoprivi un incarico e non lo esercitavi; adesso che hai cambiato ruolo, vorresti realizzare quello che non hai mai fatto prima.

Sesta sezione

L’er’va che non vuoi, n’da casa t’ cresce

L’erba che non desideri nasce dentro al tuo orto.
La vita, spesso, propone fatti ed avvenimenti che mai si sarebbe desiderato di dover affrontare e subire.

Cu l’er’va molle ce s’ stov’n ‘u culu

Letteralmente: con l’erba tenera, ognuno si pulisce il sedere.
Chi è privo di carattere o di forza d’animo non è tenuto in nessuna considerazione.
Anzi, approfittando della sua bontà, gli affibbiano persino i compiti più gravosi e spiacevoli.

A’ liett’ e’ can’, o ‘i p’ cut’n’

Dove dorme il cane puoi mai rinvenire le cotiche.
Se sai di trovare un qualcosa in un luogo, non puoi pensare di scovarne un altro.

A chistu munnu tre sò i potenti: ‘u papa, ‘u re e chi nun tè nient’

In questo mondo tre sono i potenti: il re, il papa e chi non ha niente da perdere.

‘A femm’na nun sì cor’ca cu ciucciu p’cchè rice che l’ straccia l’ lenzol’

Proverbio poco lusinghiero per le donne, spesso tacciate di andare a letto con chiunque.
Andrebbe perfino con un asino, se non fosse che, a letto, scalciando, le potrebbe strappare le lenzuola.

‘A merula cecata quannu è a notte s’ fa ‘u niru

La merca cieca si costruiva di notte il nido.
Si dice di chi scambia la notte per il giorno.
Ovvero di colui che fa di notte le cose che potrebbe fare più comodamente di giorno.

Settima sezione

Addò c’é gustu, non c’é p’rdenza

Quando si fa una cosa con piacere, non si perde mai.
Se a qualcuno piace fare qualcosa, non basteranno ostacoli o impedimenti per fermarlo.

‘A vaglina fa gl’uovu e o’ vagliu i ncern ‘u culu!

Commento ironico rivolto al bugiardo per le sue false lamentele.
Costui dichiara di essersi affaticato per un lavoro che invece è stato portato a termine da altri.
Oppure asserisce di patire per le perdite o i danni che invece sono sofferti da altri.

‘A vatta p’ ì ‘e pressa facett’ i figli cecati

La gatta per andare di fretta fece i figli ciechi.
Quindi, l’impazienza è cattiva consigliera.

Stai a fà i cunti senza ‘u tavernar’

La frase è detta a colui che è abituato a prendere decisioni affrettate senza tener conto delle volontà altrui.

‘U vino fa sangue e ‘a fatica fa ittà ‘u sangue!

Il vino da sangue e il lavoro fa morire.

Chi vò và, chi no manna

Chi vuole va, chi non vuole manda.
Sottolinea che, quando vogliamo realmente qualcosa, ci impegniamo a prenderla in prima persona.
Altrimenti, se deleghiamo, vuol dire che la cosa non ci interessa più di tanto.

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