La dogana di Calvi nel 1467

Calvi e la sua dogana nel 1467

La dogana di Calvi era e resta collocata tra il seminario apostolico e il castello angioino aragonese.

La struttura, a pianta quadrata, con copertura a volta intersecata da un tamburo ottagonale, rispecchia in pieno lo stile borbonico.

Tuttavia, la sua origine risale a tempi molto più remoti.

L’etimologia della parola italiana “dogana” deriva dall’arabo “diwan“, voce di origine persiana.

Nella tradizione amministrativa arabo-islamica, i burocrati si riunivano in determinati ambienti dove conservavano i registri (chiamati anche daftar).

Tutti gli atti trascritti servivano a mantenere nel tempo una linea coerente dell’azione amministrativa.

Ai tempi dei romani, l’istituto si identificò con i vectigalia.

Il vectigal, pur essendo un tributo regolare,, era interpretabile come il dovere di pagare sulle merci importate ed esportate (quae vehebantur)

Invece, il nome dogana (dohana) si riscontrò dapprima in Spagna, in Portogallo e in Sicilia perché assoggettati alla dominazione musulmana.

Più tardi, intorno al sec. XII, si diffuse nelle città marittime aventi più frequenti rapporti col mondo arabo.

Il termine fu usato nel senso di magazzino, in cui i mercanti forestieri dovevano depositare le merci importate e dove, alla loro uscita, si pagavano i diritti fiscali imposti sulle merci stesse.

Contestualmente, con la grandissima frammentazione del territorio italiano in piccole entità, aumentò enormemente la necessità di riscuotere una tassa.

Le nuove necessità spinsero Calvi a sviluppare dall’alto medioevo in poi un vero sistema doganale.

La città applicò i dazi per il semplice passaggio delle merci e dei prestatori d’opera attraverso il suo territorio.

Naturalmente Calvi riscuoteva i balzelli con un proprio metodo, tenendo presente la qualità dei beni in transito da e verso Capua.

I funzionari caleni realizzarono gli uffici dediti alla riscossione dei tributi prima del ponte in direzione sud.

Le tariffe di Calvi

Un eccezionale documento rinvenuto nell’Archivio di Stato di Napoli riferito agli anni 1642-1643 mostra le tasse applicate dalla dogana di Calvi.

dogana

Il tariffario permette di individuare la tipologia della merce e di associare ad ogni voce doganale il relativo trattamento impositivo.

L’atto riporta un tale Giovanni Rocco, “esattore del passo de Calvi, che debbia esiggere il detto passo di Calvi secondo la limitatione et tassa fatta moderata di quello che primo loco anticamente s’esigeva et è del tenor seguente:”

  • per salma de panni fiorentini di qualunque colore che siano e valore, e panni di seta e d’oro per salma grana 10
  • item per merciaria, come sono berrette et altre robbe minute, grana 10
  • per salma di spetiaria, grana 10
  • per salma di crina, grana 10
  • per salma di bambace bianca tenue, grana 10
  • per salma di panni di lino e di stoppa, grana 3
  • per salma di cannapo e lino, grana 3
  • per salma di fune, funicelli et spago, grana 5
  • per colletta di cose da vendere, grana 1
  • per salma di pepe, grana 5
  • per ciascuna soma di ferro, grana 5
  • per ciascuna soma di ferro lavorato, grana 5
  • per ciascuna soma di caso, grana 5
  • per ciascuna soma di pelle scamusciate, grana 5
  • per ciascuna soma di tonnine e sarde, grana 5
  • per ciascuna soma di pesce, grana 5

Le prestazioni professionali

Oltre a quello sui beni, Calvi applicava un balzello a coloro che svolgevano una determinata prestazione professionale.

Anche le donne che vendevano il proprio corpo in cambio di denaro al di là del ponte erano tenute al pagamento di una tassa.

Inoltre:

  • per ciascuna soma di rame, grana 5
  • per ciascuno collato di vitro, grana 1
  • per ciascuna soma di carne salata, grana 5
  • per ciascuna soma di setto, grana 5 (?)
  • per ciascuna soma di pettini d’acconciar lino, grana 5
  • per ogni centenaro de porci, tareno 1 e mezzo
  • per ogni centenaro de castrati, tareno 1 e mezzo
  • per ciascuna soma di cera, grana 5
  • per ciascuna soma di salnitro, grana 5 (sale di potassio)
  • per cavalli che si portassero a vendere e muli e somari, grana 5
  • per ciascuna soma di sporte, grana 2
  • per soma di carte di bambace, grana 5
  • per ciascuna soma di nocelle et morici, grana 5
  • per ciascuna soma d’anguille, grana 5
  • per ciascuna soma di mele, grana 5
  • per ciascuna soma di cimino, grana 5 (cumino)
  • per ciascuna soma di roguagne, grana 3 (vasellame di coccio, pentole, tegami, terraglie))
  • item peccatrice che passasse, grana 10
  • per ciascuna soma di lemoncelle et citrangole, grana 11
  • per ogni animale porcino, caprino che s’accedesse alla piancha, rotolo 1 (passatoio, ponticello)
  • per ciascuna soma di pilero, grana 5 (probabilmente carbone o argilla)
  • per ogni bestia boina che s’accedesse alla pianca, grana 5
  • per ciascuna soma d’oglio, grana 5
  • per ogni soma d’acqua rosata, grana 5
  • per ciascuna soma di zuccaro, grana 5
  • per ciascuna soma di trementina, grana 5
  • per ciascuna soma di vino, grana 1

Gli ultimi balzelli

Infine, gli ultimi balzelli riguardavano:

  • per ciascuna soma di greco, grana 1 (presumibilmente vino greco)
  • per ciascuna soma di farina, grana 2
  • per ciascuna soma di castagne, grana 1 e mezza
  • per ciascuna soma di fico secche, grana 5
  • per ciascuna soma di foglie, grana 1 e mezza
  • per ciascuna soma de frutti, grana 1 e mezza
  • per ciascuno bove domato, grana 10
  • per ogni bestia baccina, bufalina, paga ogni tre tareni 1
  • per ciascuno chiavettiero, grana 1 (artigiano del ferro)
  • per ogni libra di zafferano, grana 5

Come riportato in precedenza, l’atto fu annotato nei registri degli anni 16421643.

In realtà, nella parte finale del documento si evidenzia che le tariffe erano riferite a quasi 200 anni prima.

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Qual Capitolo di esigersi del predetto passo seu Gabella di Calvi sono stati estratti dall’Archivio della R. Camera della Summaria … come appare nell’atti dell’anno 1467 “, quando Altobello Siciliano era l’allora castellano di Calvi.

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