Il bombardamento aereo del 9 ottobre 1943

Il bombardamento aereo degli anglo-americani

Fra pochi giorni ricorre il 70° anniversario dall’insensato, inutile e gravissimo bombardamento anglo-americano sulla città di Calvi Risorta.

La sera dell’8 Ottobre 1943, con l’avanzare delle truppe alleate verso nord in direzione Cassino, i tedeschi lasciarono il Convento dei Padri Passionisti.

“Dopo appena due ore arrivò una macchina con crocerossine tedesche e un ufficiale per vedere bene il ritiro e installare l’ospedale militare.

Arrivavano macchine in continuazione, soldati feriti e, in breve tempo, fu occupato il cortile, il viale d’accesso, la piazza” (1) antistante.

Immediatamente, fu allestito al piano terra del Convento un ospedale per l’assistenza e la cura dei feriti proveniente dal fronte di guerra.

Inoltre, nella prima sala a sinistra, approntarono una sala operatoria.

Per segnalare la presenza del nosocomio nella struttura, i soldati della Wehrmacht collocarono sul tetto l’insegna della croce rossa.

L’arrivo dei bombardieri

Sabato mattina 9 Ottobre 1943, i ricognitori americani, sorvolando la zona, pur notando la bandiera della croce rossa, scambiarono il Convento di Calvi (con i bastioni e le quattro torri) per un centro di comando e controllo delle truppe tedesche, e decisero di bombardare il sito.

Quando l’orologio segnava le 11:30, improvvisamente, 6 aerei anglo-americani del 12 ath NATBF (Northwest African Tactical Bomber Force) e dal DAF (Desert Air Force) della RAF apparirono sulla verticale di Calvi a parecchi metri di altezza per sfuggire alla contraerea.

Gli equipaggi, dopo aver inquadrato l’obiettivo principale della missione, “il Convento dei Passionisti“, sganciarono un’infinità di bombe dirompenti ed incendiarie.

Il ritiro “veniva colpito in pieno nel quarto della facciata che è il principale: nel centro crollava tutto da cima a fondo, ai due lati restava gravemente danneggiato.

Una bomba cadeva nel cortile, sfondava la volta della cisterna.

Altre bombe cadevano nel giardino, sia dalla parte della cucina che dall’altra che guarda Zuni.” (1)

Alcune aree del complesso furono completamente sventrate e semidistrutte e le camerate principali inagibili.

Gli aeromobili, dopo aver virato a sinistra, proseguirono il bombardamento puntando verso l’altro obiettivo della missione, la sede del Fascio in Via Garibaldi a Visciano.

Inaugurazione_Sede_Fascio

Anche qui, i bombardieri rilasciarono il loro carico di ordigni esplosivi.

A riguardo dei ricognitori, si sottolinea che, a differenza del Convento, la sede del Fascio non era facilmente individuabile dall’alto.

Quindi, secondo una fonte autorevole, le operazioni militari alleate furono coordinate da terra da due infiltrati americani o italo-americani.

Un uomo di nome “John” e un suo compagno si nascondevano nella soffitta della masseria di Gaetano Zona e Giovannina Santillo in località “Campoturzo“.

Nel sottotetto, raggiungibile tramite una scala a pioli, disponevano verosimilmente di apparecchiature ricetrasmittenti.

Subito dopo il raid aereo, i due svanirono nel nulla.

I danni ingenti

Le abitazioni di Via Cales, Piazza San Paolo della Croce, Via IV Novembre, Via Duca Degli Abruzzi e Via Francesco Mele a Zuni, e Via Enrico Rossi, Via Nazionale, Via Napoli, Via Garibaldi e Via XI Febbraio a Visciano subirono lesioni più o meno gravi.

La chiesa di Visciano riportò gravi danni alla struttura ed in particolare al campanile, al tetto e alle mura perimetrali.

Il tempio rimase inagibile e chiuso al culto per un po’ di tempo.

Dopo le esplosioni e i boati, una densa nube di polvere e fumo coprì il paese in un silenzio irreale. Tutto si era fermato.

In lontananza, si udivano solo i lamenti dei feriti.

Immediatamente si mobilitarono i soccorsi degli abitanti e delle truppe tedesche presenti sul territorio.

Il bombardamento provocò la morte di 14 civili e di un feto di sei mesi nel grembo materno.

Con 10 vittime, la frazione di Visciano pagò il prezzo più alto in termini di vite umane innocenti sacrificate dal devastante evento.

Ma di questo ne riparlerò prossimamente.

Bibliografia:
1) P. Gaspare Vittorio Sassani, Calvi Risorta, il suo seminario e i passionisti, 1994

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