La Cappella di Via Napoli

La Cappella di Via Napoli

La Cappella di Via Napoli era un luogo sacro nella zona più antica di Visciano vicino all’imbocco di Vico Trivio.

La sua storia è per lo più sconosciuta a tutti, tranne agli abitanti del luogo.

L’iniziativa e il merito erano da ascrivere esclusivamente ad un sacerdote locale.

Don Agostino Tudone nacque a Calvi Risorta il 12 dicembre 1879.

Figlio di Lorenzo e Teresina Ferrari, era imparentato con la baronessa di Zuni.

Fin da giovane, mostrò grande passione, interesse e curiosità verso gli studi propedeutici alla vita religiosa.

Entrò nel Seminario Apostolico di Teano e intraprese gli esercizi filosofici e teologici in preparazione al sacerdozio.

Nella foto in basso è il secondo seduto da destra.

Seminario_Tudone

Quelli furono anni di intensa vita spirituale e intellettuale.

Lo studio lo affascinava e allo stesso tempo lo spingeva a fare del Vangelo la sua regola di vita.

All’inizio del XX secolo, precisamente il 19 settembre 1903, fu ordinato sacerdote.

In seguito, divenne Canonico della Cattedrale di Calvi.

Nel 1911, lo nominarono curato della Parrocchia di San Nicola a Zuni.

Durante i 25 anni trascorsi nella frazione calena, si distinse per l’intensa attività pastorale sfociata con l’istituzione nella parrocchia della festività e della processione dell’Immacolata Concezione.

Ciò nonostante, in paese cominciarono ad insinuare dei dubbi in merito alla sua condotta morale.

Il 2 marzo 1936, inaspettatamente, decise di dimettersi dalla sua carica.

L’allestimento della cappella

Ma, nonostante la spiacevole decisione, rimase per sempre un prete e un uomo di chiesa.

Così, con il passare del tempo, gli balenò l’idea di allestire una cappella nella sua abitazione situata in un portone di Via Napoli all’attuale civico 44.

Avendo un fabbricato su due livelli, pensò di approntare due stanze al piano terra.

La prima aveva il proprio ingresso che dava direttamente sulla strada principale.

L’altra, invece, si trovava all’interno.

Da Via Napoli, quindi, si accedeva al luogo di culto da un portoncino a due ante.

Dopo aver superato un gradino, si entrava nella struttura.

Appena varcata la soglia di ingresso, si scorgeva sul lato sinistro una piccola nicchia con una statuina all’interno.

Di fronte, sul lato destro, da un chiodo pendeva un’acquasantiera di rame scuro sostenuta da tre catenelle.

Poco più avanti, sempre sulla destra, faceva bella mostra di sé la statua della Vergine Immacolata nell’intento di schiacciare un serpente con Gesù Bambino in piedi.

Immacolata_Concezione

In fondo alla stanza, si elevava una tavola liturgica di legno pregiato su cui poggiava una base di travertino di pochi centimetri.

Sull’altare, vi erano due candelabri antichi non molto alti a tre piedi di leoni.

Ai suoi lati, si ammiravano due grandi e bellissime statue raffiguranti:

  • un’altra Immacolata Concezione con alcuni particolari in argento a sinistra;
  • San Filippo Neri a destra.

Alla parete in fondo, poi, risaltava un Crocifisso ligneo di ottima fattura.

Le celebrazioni liturgiche

Dietro il simulacro di San Filippo Neri, un ferro sosteneva un piccolo turibolo, recipiente di metallo con coperchio mobile e forato dove si bruciava l’incenso.

Le pareti della cappella, semplicemente intonacate, erano tinteggiate di un grigio chiaro.

Per sedersi, i fedeli utilizzavano le sedie di paglia.

La cappella disponeva di 24 posti a sedere disposti su sei file da quattro.

In aggiunta, vi era un piccolo inginocchiatoio in legno per una sola persona.

Infine, nel locale una porta in fondo alla parete nella zona del presbiterio conduceva all’altra stanza adibita a sacrestia.

Al suo interno, si utilizzava un mobile per custodire i paramenti sacri e gli oggetti di culto.

Don Agostino acquistò le suppellettili e tutto il necessario di tasca propria.

La consacrazione della Cappella ebbe luogo dopo la seconda guerra mondiale.

Dalle sue stanze al 1° piano, il ministro del culto scendeva le scale per raggiungere la sacrestia.

Nel periodo invernale, lo si vedeva sempre avvolto in un mantello nero.

Dal locale adiacente, una volta terminato il rito della vestizione, entrava nella cappella.

Don_Agostino_Tudone

Il sacerdote celebrava la messa ogni mattina alle 7:30.

Solamente il mercoledì o il giovedì, la teneva anche alle 18:00.

Naturalmente, nella struttura non si celebravano le funzioni religiose importanti (battesimi, cresime, matrimoni e funerali).

Il grande benefattore

I frequentatori, per la maggior parte, erano gli abitanti del circondario.

In alcune occasioni, però, altri viscianesi o taluni martinesi ascoltavano volentieri lì la parola di Dio prima di fare la spesa nei negozi del posto.

Al fianco del reverendo, prestavano servizio alcuni chierichetti reclutati tra le fila dei ragazzini di Via Napoli e Vico Trivio.

Tra loro, vi erano Pietro Elia e Claudio Ventriglia.

Nello specifico, poi, il Ventriglia a volte gli faceva compagnia.

Per i lavori sartoriali, Don Agostino si affidava alle sapienti mani del vicino di casa Francesco D’Onofrio.

La figlia del negoziante, Fiorella, invece, effettuava con estrema precisione l’orlatura di filo degli occhielli.

Gli anziani lo ricordano come una persona solare e simpatica.

Un aneddoto su tutti riassume perfettamente il suo modo di essere.

Essendo molto goloso, un giorno nel negozio di generi diversi di Francesco Zona afferrò di nascosto con due dita del sapone sfuso scambiandolo per marmellata.

L’episodio suscitò l’ilarità dei presenti.

Nel 1966, il sacerdote si ammalò e non poté più celebrare messa.

La Cappella

Amorevolmente accudito dalla nipote Teresina Rossi, passò nelle braccia del Signore il 10 marzo 1968.

Dopo la sua morte, i locali della Chiesetta furono adibiti ad abitazione con la trasformazione della porta d’ingresso in finestra.

Don Agostino Tudone è stato il più insigne benefattore di Calvi Risorta dei Padri Passionisti.

A quest’ultimi, donò un considerevole appezzamento di terreno edificabile collocato a Visciano, 500 volumi della sua biblioteca e quasi tutte le suppellettili presenti nella Chiesetta di Via Napoli.

Adesso riposa nella Cappella del Passionisti a perenne riconoscenza dell’istituzione calena.

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