I fratelli Zona

I fratelli Zona

La liberazione di Calvi Risorta dalle truppe tedesche in ritirata verso nord e dai fascisti avvenne il 23 ottobre 1943, giorno in cui entrarono in città gli anglo-americani.

Da quel momento e fino agli ultimi giorni di aprile del 1944, prima gli inglesi e poi gli americani si stabilirono in città costituendo una strategica testa di ponte per le operazioni a Cassino.

Purtroppo gli effetti devastanti della Seconda Guerra Mondiale si fecero sentire a Calvi ben oltre la sua fine sancita dalla Resa di Caserta delle forze tedesche il 29 aprile 1945.

Per i bombardamenti aerei, per i continui tiri incrociati dell’artiglieria e per il terreno reso fangoso dalle frequenti ed abbondanti piogge verificatesi nell’ottobre 1943, gli ordigni bellici inesplosi erano disseminati un pò ovunque sul territorio caleno e costituivano una minaccia per gli abitanti del circondario.

I sig. Vincenzo Zona detto Diomede e Antonina Leone erano convolati a nozze alla fine degli anni venti coronando il loro sogno.

Dediti all’agricoltura e alla pastorizia, abitavano in una masseria poco distante dalla S.S. 6 Casilina in località “Cerreto” nel comune di Calvi Risorta.

Dalla loro unione nacquero otto figli, cinque maschi e tre femmine (Amelia, Silvia, Silverio, Antonio, Alberto, Francesco, Giuseppe e Maria).

A quell’epoca, dunque, le famiglie numerose erano il risultato di valori culturali ereditati dal passato ma soprattutto di necessità economiche perché un numero elevato di figli equivaleva a numerose braccia da lavoro per i campi.

L’atroce fine di Alberto e Francesco

Tra tutti i loro figli, anche Alberto di 9 anni e Francesco di 6, scolari di mattina, benché fossero ancora in tenera età, erano già impegnati di pomeriggio nei campi a pascolare le pecore.

Il 28 gennaio 1946 i due fratelli ritrovarono un ordigno bellico e Alberto, il più grande, cominciò ad armeggiare con il pericoloso reperto seguito nelle sue gesta dal più piccolo.

A un certo punto, Alberto commetteva, inconsapevolmente, l’imprudenza di picchiare violentemente con una pietra sulla bomba, provocandone l’esplosione.

La scena che si presentò agli occhi dei familiari accorsi sul posto per prestare soccorso fu drammatica: frammenti di resti umani erano sparsi in un raggio abbastanza ampio dal luogo dell’esplosione.

Alberto morì sul colpo e il suo povero corpo fu ridotto a brandelli dalla deflagrazione dell’ordigno.

Francesco, invece, protetto dalla sagoma di suo fratello che gli aveva fatto da scudo, rimase gravemente ferito riportando lesioni soprattutto nel basso ventre.

Trasportato immediatamente all’ospedale Palasciano di Capua, morì poco dopo durante l’intervento chirurgico al quale fu sottoposto.

Le spoglie dei due poveri fratellini furono tumulate nel cimitero di Calvi Risorta.

Negli anni ’80, a seguito della riesumazione delle loro salme, i resti furono ricomposti in una sola piccola bara per farli riposare insieme in pace.

Ancora oggi resta vivo il ricordo di questi due sfortunati angioletti prematuramente e tragicamente scomparsi colpevoli solo, se di colpa si può parlare, di aver manifestato semplicemente, considerata la loro giovane età, la curiosità e il desiderio di giocare.

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