Il saccheggio di Cales (1° parte)

Il saccheggio di Cales (1° parte)

Per più di mille anni, il tesoro di Cales è rimasto al sicuro, al riparo di furti e spoliazioni.

Nel Regno di Napoli, com’era generalmente la condizione del tempo, nessuno setacciò il territorio alla ricerca dei reperti archeologici.

Appena poche monete, statue, epigrafi o altro furono pubblicate o illustrate sulla base di precedenti testimonianze.

L’ascesa al potere di Carlo III di Borbone accese rapidamente i riflettori sull’incredibile bellezza e ricchezza delle cose antiche.

Gli scavi governativi si concentrarono sui luoghi più noti ed importanti.

Inoltre, una moltitudine di persone private si dette a rimescolar la terra in varie provincie.

Il loro unico intento era quello di appagare un’avidità insaziabile e non l’amore dell’arte o della storia.

Parecchi editti furono pubblicati al fine di frenare la furia devastatrice degli individui dediti agli scavi.

A tale scopo, furono nominati dal governo ispettori, soprintendenti o soprastanti per vigilare nei vari comuni, distretti o provincie.

Negli uffici furono destinati soprattutto i chierici perché conoscevano le lingue di cultura, il greco e il latino.

Le altre figure erano spesso “idiote e poco domestiche con l’alfabeto.”

L’amministrazione centrale, poi, riservava a se la prelazione nell’acquisto di opere importanti da collocare nei musei pubblici.

Comunque, la conoscenza al grande pubblico di Cales avvenne nel 1771 quando Camillo Pellegrino pubblicò i “Discorsi della Campania Felice”.

Un trentennio più tardi, il duo Mattia ZonaAntonio Ricca diede vita ad una pubblicistica locale venata di polemica secondo i canoni usuali di una certa attardata tradizione antiquaria.

Le prolisse divagazioni dei due storici municipali, seppur infarcite di inesattezze e di errori, incrementarono il mito di Cales.

Da quel momento, oltre ai caleni, molti forestieri iniziarono a depredare il sito.

Le antiche colonne di Cales

Le prime ricerche si svolsero nel 1814 ad opera di Ottavio De Renzis, barone di Montanaro.

Nel 1820, Francesco Carafa, principe di Colubrano, e Domenico Venuti effettuarono degli scavi per incarico del re Ferdinando di Borbone.

Purtroppo, non vi è traccia in rapporti o relazioni dei pezzi d’interesse archeologico riportati alla luce.

Le prime informazioni sui rinvenimenti a Calvi si ricavano dall’Ispettore Francesco Corbo.

In una lettera scritta di suo pugno il 15 ottobre 1836, si legge:

Memoria riserbata … Eccole i successi per la non curanza …
Nel terzo rapporto si fece dall’Ispettore conoscere l’esistenza in una campagna di Calvi di tre grandi e lunghe colonne, una bianca, un’altra di granito ed un’altra mischia col rosso, ma senza risulta alcuna; il tutto è sparito …

Due anni dopo, altre preziose colonne furono ritrovate a Calvi.

Santamaria 6 maggio 1838 …
Le colonne al numero di sei giacciono sul suolo innanzi la porta occidentale del Vescovato di Calvi al quale credo appartengano, distinte cioé:

  • due di granito bigio orientale intere di altezza pal. 15 2/3, diametro pal. 2
  • un’altra di simile granito di altezza pal. 14 1/4, diametro pal. 2
  • altra di granito rosso di altezza pal. 9 1/2, diametro pal. 2 presso
  • un’altra simile dimezzata altezza pal. 5 1/4, diametro pal. 1 3/4
  • altra cipollina di altezza pal. 13, diametro pal. 2.

Altre quattro, due di granito, una bianca e un’altra granito rosso;
queste si vedono piantate a circa pal. 4 fuori terra, non se ne conosce l’altezza, di diametro simile a quello di sopra e sono innanzi la porta di mezzogiorno del Sud. Vescovato … Cerbo

La grande vasca di marmo

Li 17 maggio 1838.
Eseguendosi gli ordini dell’E.V. pel riordinamento dei due cortili di questo Museo R. borbonico, si è osservato che bisognerebbe aumentarsi il numero delle antiche colonne per accoppiarle ai pilastri che vi esistono, tanto maggiormente ora che due delle già collocate colonne sono state concesse alla chiesa di S. Carlo detto all’area.
Sono assicurato che in Calvi e propriamente innanzi la porta occidentale di quel Vescovato trovansi giacenti due colonne di granito bigio lunghe pal. 15 2/3 per pal. 2 di diametro, un’altra dello stesso granito di pal. 14 1/4 per 2 di diametro; due di granito rosso, cioè una di pal. 9 1/2 per 2 di diametro ed un’altra di pal. 5 per 1 3/4 di diametro; in fine una di cipollino di pal. 13 per 2 di diametro.

I rinvenimenti si susseguirono in rapida successione.

Calvi 2 agosto 1838 …
le fo conoscere che dopo il ponte detto Pezza secca in tenimento di Calvi, nella formazione di un lagniuolo (piccolo canale di scolo) si è rinvenuto un ramo di strada antichissimo di pietre vulcaniche con sopracciglio di pietra calcarea;
tali pietre vulcaniche sono di molta larghezza e grossezza e sono di una grana molto fina e molto più dura che tuttogiorno si mettono in opera.
Esse sono collocate sopra un gran masso di fabbrica.
Sono anche a farle noto che nel dilatare la strada dirimpetto al Seminario di Calvi stesso si è rinvenuta una vasca grande di marmo grezzo bucata in due lati verso la cima di essa, e da un fronte di essa vi è una lunga iscrizione latina.
Essa come è ben conservata forma l’ammirazione di molti.
L’ingegnere Ludovico de Vito

I ritrovamenti a Petrulo

Santamaria di Capua 23 agosto 1838 …
scrissi per espresso a quel rispettabile Clero in Calvi per la nota iscrizione latina in fronte della ripetuta vasca, ed essendomi pervenuta l’accludo in seno … Cerbo

EX S C HONORIS Q PACONII Q F | LEPTAI ERGO | LACVS FISTVLAEQUE CON | STITUTAE SVBSTRVCTAE QVO | COMMODIVS IN EIVS DOMVM | AQVA PVRA DVCERETVR QVOD | IS DE R T SAEPE NVMERO BENE | MERITVS ESSET MERERETVRQ | Q PACONIVS Q F LEPTAE IIII VIR | QVINQVENNALIS EX S C | LOCAVIT IDEM QVI PROBAVIT (C. I. L. X, n° 4654)

Al di fuori dell’area della città antica di Cales, furono rinvenuti diversi reperti archeologici.

L’anno 1845 il giorno 2 maggio in Pignataro.
Innanzi a noi Luigi Albano Giudice del Circondario di Pignataro … si è presentato Pasquale d’Amore …
Il medesimo ha esibito gli oggetti di antichità che rinvenne sul fondo di sua proprietà in tenimento di Petrulo [frazione di Calvi] e che trovansi presso di lui legalmente depositati …
Dessi sono i seguenti.
Teste n.° 3, una grande e due piccole figurate di creta.
Piattini n.* 5 di creta. Lacrimali n.° 2, uno di essi rotto e l’altro figurato in creta.
Sottocoppe di creta n.° 3.
Una piccola coppa di creta a due maniche, un’altra più piccola parimenti di creta ad una manica.
Una tazzolina di creta.
Una lucerna di creta.
Un bucale di metallo bronzo.
Un secchio pure di bronzo ed un cuppino [remaiuolo] similmente di bronzo.
Tutti i suindicati oggetti ascendenti al numero di venti sono stati messi in un cesto …
Per copia conforme. Il Cancelliere … Visto. L. Albano.

Il favoloso pavimento a mosaico

Napoli 14 giugno 1845 …
l’autorizzo disporre in favore di Pasquale d’Amore di Petrulo il pagamento di ducati 10 per compenso degli oggetti antichi che ha rinvenuti e spediti al Museo per mezzo del Sindaco di Calvi … Santangelo.

La famiglia Ferrari di Visciano, imparentatasi con quella della baronessa Zona, era proprietaria di gran parte delle terre di Calvi.

La circostanza rende ragione dei numerosi ritrovamenti all’interno della stessa proprietà.

Santamaria 29 marzo 1848.
Essendo venuto a mia conoscenza uno scavo che praticavasi in Calvi dietro la taverna della consolare in un fondo di D. Agostino Ferrara, fui sollecito di recarmivi di persona.
In fatti ho verificato che a caso il detto proprietario si era imbattuto in un pavimento a mosaico faciente parte dell’impluvio di un qualsiasi edifizio ed accuratamente ne aveva scoperta una porzione.
Mentre mi accingo a darle esatta descrizione del monumento che lo spedirò al più presto, l’avverto di averne pervenuto il Sig. intendente della provincia … Sideri.

Il tempio di Cales

Camigliano il dì 4 dicembre 1852.
Nello scavo archeologico che col permesso del Ministro sta attivando d. Agostino Ferrara nel suo fondo (in Calvi) apparisce per ora una certa specie di sacrario con un pavimento di marmo grossolano della dimensione di circa tre palmi quadrati e si vede un suolo di mattoni sostenuto forse da sedici ordini di sedici colonnette anche di mattoni.
Il suolo forma lo strato pavimentale di un Tempio; il muro che quadra questo suolo è di mattoni; la lunghezza di un laterale già scoperto è di circa quaranta palmi; in ogni due pal. vi è una di queste colonnette con uno spiraglio quadrato, e nel terrapieno soggiacente al suolo si trovano varii pezzi di fino marmo per uso di ornamenti.
A me pare che possa essere un sotterraneo di un Tempio, tanto più che vi è anche un’antica colonna di marmo spezzata in tre parti e che, scoverto altra volta, sia stato ricoverto colla medesima terra.
Nell’anno antipassato si ritrovarono sull’istesso fondo tre mezzi anfissi di terra cotta rappresentanti una battaglia; e perché in uno di essi vi era il numero 52, gli credetti di poca importanza.
Il luogo quantunque fosse escentrico della Città, pure essendo vicino al Pomerio e trovandovisi travertini per uso di cancelli, teste di leoni in marmo, ossami d’ogni grandezza, sembra che possa essere un sito di ville deliziose, di fabbricati cospicui, di sepolcri gentilizii …
Nicola Can. Iovino

Camigliano il dì 10 di dicembre 1852.
Essendomi portato immediatamente sul luogo dello scavo, avendovi veduto sospeso il lavoro perché non vi si trovava cosa … le partecipo che essendo cessato il lavoro, è anche cessato lo scopo delle nostre premure …
Iovino.

La superba statua di finissimo marmo

I rinvenimenti di preziosi reperti si susseguirono senza sosta.

Camigliano il di 28 di febbraio 1855.
Tre uomini nella settimana scorsa vangando il terreno che nel tenimento di Calvi coltiva Lorenzo Centore, ritrovarono a fior di terra un gruppo di molte figure di creta quasi tutte frammentate e tutte di pessimo stile.
Quindi mi convenne di farvi scavare più sotto per vedere se poteva esserci cosa d’importanza; ma non avendovi trovato che un solo ammasso di frantumi resi una vera pasta pel luogo acquoso ove stavano, ho creduto espediente di fargli ricuoprire e di passarne a lei l’ufficio …
Iovino

Camigliano li 3 di maggio 1859.
Sabato scorso si è ritrovata da un certo Raffaele Milonato del Comune di Pignataro una statua colossale di finissimo marmo senza testa, e si è ritrovata nel seno dell’antica città di Calvi sul territorio di d. Agostino Ferrari.
Essa pare che rappresenti per la sfinge un Edipo
Adiacente al luogo dove è stata scavata vi era anche un tempietto demolito, depredato e ricoperto nuovamente di terra come apparisce dal sotterraneo che sembra un aram di struttura meravigliosa e che dinota forse un succorpo del Tempietto, secondo la descrizione che ne le feci pervenire altra volta.
In ogni modo la statua è di stile superbo e di marmo finissimo.
Il Milonato che l’ha rinvenuta si è arbitrato di trasportarla in Capua presso il capitano di artiglieria d. Giuseppe Novi … Iovino

Poco dopo, un comitato affaristico-criminale, composto da Giuseppe Novi, Giuseppe Santorelli e Josè di Salamanca, iniziò a saccheggiare Cales.

Bibliografia:
1) Michele Ruggiero, Degli scavi di antichità nelle province di terraferma dell’antico regno di Napoli dal 1743 al 1876

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