Federico II e i Vescovi di Calvi

Federico II e i Vescovi di Calvi

Gli ammiratori di Federico II di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero, lo consideravano “Stupor Mundi“, la meraviglia del mondo.

Per i Papi che lo hanno combattuto, invece, era il demonio, l’Anticristo da contrastare con ogni mezzo.

La storia narra di un duello durato decenni tra battaglie, crociate, scomuniche, e uno scontro diplomatico pieno di colpi bassi.

Federico non aveva rispettato da subito gli impegni presi con il Papa.

Specificatamente, la sua crociata in Terra Santa si era conclusa con un negoziato.

Inoltre, non aveva rinunciato al Regno di Sicilia, come invano richiesto da Innocenzo III, una volta divenuto imperatore.

La tensione col papato toccò il limite di guardia in più occasioni.

Nel 1229, l’episodio più sanguinoso e più controverso del dominio di Federico II avvenne a Calvi.

Dopo aver assediato la città da ogni parte, catturò diversi soldati dell’esercito dello Stato Pontificio e diede l’ordine di impiccarli.

Infine, s’impadronì di Calvi.

Dopo quel tragico avvenimento, il suo rapporto con i Vescovi caleni fu alquanto controverso.

Nel mese di agosto 1233, per ordine di Ettore da Montefusco, Giustiziere di Terra di Lavoro, i prelati di Caserta, Calvi, Carinola, Venafro, Alife e Nola si recarono a Teano nel giorno stabilito dallo stesso Giustiziere.

Ma nessuno di loro che aveva sofferto la molestia oppure l’ingiuria si lamentò di essere dalla parte dei funzionari.

Mense augusti ad mandatum Hectoris de Montefuscolo justitiarii Terrae Laboris, apud Theanum praelati isti conveniunt in die ab eodem justitiario constituto: scilicet Casertanus, Calvensis, Calinensis, Venafranus, Alifanus et Nolanus; sed nullus eorum se molestiam vel injuriam passum fuisse ab aliquo officialium conquestus est.” (1)

La missione diplomatica

Secondo alcuni studiosi, il Vescovo di Calvi in quel periodo era un tale Pietro II.

Tuttavia, si sottolinea che il nome del presule caleno non risulta trascritto nei registri del Vaticano.

Ferdinando Ughelli, infatti, affermò:
N. Episcopus Calvensis anno 1233 memoratur a Riccardo a S. Germano in Chronicon, sed nomen reticuit.” (2)

Presumibilmente, alcuni episcopi non furono approvati e confermati dalla Sede Apostolica perché seguaci di Federico II, nemico in quell’epoca del sommo pontefice.

Il 24 marzo 1239, giovedì santo, Papa Gregorio IX scomunicò pubblicamente l’Imperatore.

L’anatema non sortì alcun effetto su Federico II.

A maggio dello stesso anno, i Vescovi di Teano, Carinola, Venafro e Aquino furono estromessi dal regno per ordine dell’imperatore.

Teanensis, Calinensis, Venafranus, Aquinensis episcopi de regno exeunt, imperatore mandante.” (2)

Invece, quello caleno, intrattenendo un rapporto privilegiato con il duca di Svevia, rimase al suo posto.

Nel giugno del 1239, l’imperatore inviò a Roma i Vescovi di Calvi e di S. Agata dei Goti per dirimere la questione con il papato.

Malgrado ciò, il Pontefice non volle sentir ragione.

I due prelati fecero ritorno nel Regno senza aver raggiunto lo scopo della missione diplomatica.

Ipso mense Iunii Sanctagathensis et Calvensis episcopi Roman vadunt, missi ab Imperatore ad cardinales; set a papa repulsi in Regnum sine effectu redent “.(3)

Dunque, Pietro II rientrava a pieno titolo nella ristretta cerchia imperiale.

Nel 1241, Federico riuscì a catturare al largo dell’Isola d’Elba i prelati che intendevano raggiungere Roma per partecipare al Concilio.

Nulla poté fare invece per impedirne uno nuovo.

L’assassinio del Vescovo Odoardo

Il 27 dicembre 1244 Innocenzo IV annunciò che avrebbe invitato la cristianità a un concilio ecumenico che si sarebbe riunito a Lione il 24 giugno 1245.

Agli inizi del 1245, gli inviti concreti furono rivolti agli episcopati, compreso quello di Calvi, ai capitoli delle cattedrali, agli abati, ai principi e alle città.

Gli argomenti da trattare riguardavano la riforma della chiesa, la crociata, l’aiuto a Costantinopoli e il conflitto con l’Imperatore.

Nel 1245 il Vescovo di Calvi era il monaco cistercense Odoardo.

Negli annali dell’ordine suo è lodato come uomo di grande virtù, di sommo ingegno, di robusta eloquenza ed irresistibile nelle sue conclusioni.” (4)

La sua famiglia partecipò alle lotte contro Federico II, in difesa del Papa.

Implicato in una congiura antimperiale, Odoardo fu esiliato dal Regno.

In aggiunta, un fratello e un nipote di quest’ultimo furono giustiziati.

Nella seconda sessione del Concilio di Lione, il Vescovo caleno accusò Federico II di “rimenare i Prelati e tutta la Chiesa alla povertà dei primi Secoli.” (5)

Odoardo, in tale occasione, acquisì la fama di grande oratore.

Il giurista Taddeo da Sessa, ministro e legato di Federico al Concilio, in risposta al Vescovo di Calvi affermò:

che non doveasi alcuna fede alle sue parole, o ascoltarlo, come fratello di un traditore, convinto nella corte dell’ Imperatore, e giustiziato;
e che egli seguiva le procedure stesse di suo fratello.
” (5)

Al termine dei lavori, durante il tragitto da Lione alla sua sede di Calvi, fu aggredito in viaggio dagli accoliti imperiali.

Trascinato in un carcere sconosciuto, morì miseramente per aver difeso con fermezza il papato.

Odoardo fu un “uomo dei più santi e dei più dotti del suo tempo.” (6)

Invece, per noi caleni Federico II fu solo un feroce e spietato assassino.

Bibliografia:

1) Riccardo di S. Germano, Chronicon. – Anno 1233
2) Ferdinando Ughelli, Italiae Sacrae, Tomus decimus, Venezia 1722
3) Riccardo di S. Germano, Chronicon. – Anno 1239
4) Giuseppe Cappelletti, Le chiese d’Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni.
5) Nicola Vivenzio, Delle antiche provincie del Regno di Napoli e loro governo, Napoli 1808
6) Petro Pianton, Enciclopedia Ecclesiatica, Libro II, Venezia 1855

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