La pantas’ma di Onofrio Capuano

La pantas’ma di Onofrio Capuano

Una delle storie più belle, incantevoli e affascinanti del nostro recente passato riguarda la pantas’ma di Onofrio Capuano.

La pantas’ma è il nome di un’antichissima figura, simbolo di fertilità, legata spesso ai riti agricoli.

La vetusta divinità femminile fa riferimento all’ideologia dei fantasmi adiutori.

Questi spiriti domestici non invadono la sfera individuale lasciandola praticamente senza margine, come si verifica appunto nei casi di possessione.

Al contrario sono figure benevoli e portatrici di fortuna.

Infatti, intervengono nella vita individuale e familiare come veri e propri spiritelli servizievoli, zelanti e discreti.

Una creatura del genere visse nella masseria dello zunese Onofrio Capuano.

All’inizio del ‘900, Antonio Capuano e Anna D’Onofrio avevano due figli.

Il capofamiglia emigrò l’11 settembre 1902 a Niagara Falls negli Stati Uniti.

Mentre si imbarcava sulla “Lahn” al porto di Napoli per recarsi nel nuovo mondo, incontrò il compaesano Girolamo Di Lettera.

La permanenza oltreoceano di Antonio non durò molto.

Tornato a Calvi, ebbe dalla moglie altri otto figli per un totale di dieci, cinque maschi e altrettante femmine.

Il terzogenito Onofrio Nicola Capuano nacque a Zuni il 18 novembre 1904.

All’età di due anni fu affidato agli zii benestanti Nicola Salzillo e Maria Teresa Capuano che non avevano figli.

Nicola_Salzillo

Il 6 aprile 1924 fu chiamato alle armi nel 18° Reggimento di Artiglieria da Campagna verosimilmente a L’Aquila.

In caserma ricevette un ottimo trattamento perché il comandante era il Generale Sanniti, suo compaesano di Visciano.

In aggiunta, apprese una tecnica particolare per sellare i cavalli.

Legando una corda ad uno dei due arti anteriori, la faceva passare intorno al collo in modo da immobilizzare l’animale.

Dopo 18 mesi, il 6 ottobre 1925, fu congedato per fine ferma ricevendo un attestato di referenza per buona condotta ed elevato impegno dimostrati in servizio.

La vita coniugale

Il 6 ottobre 1926 si sposò nella chiesa di San Nicola con Concetta Di Lettera di Zuni nata il 29/10/1906 da Pietro e Marta Zona.

Dopo il matrimonio, i coniugi vissero in una masseria con quindici moggia di terreno intorno nelle immediate vicinanze del Ponte delle Monache.

La pantas'ma

Inoltre, avevano altri quindici moggia sparsi sul territorio caleno.

Dalla loro unione nacquero tre figli: Nicola (23/06/1927), Teresa (16/09/1929) e Angela (15/12/1932).

Nella casa di campagna disponevano di due garzoni: Ippolito Suglia e Giovanni Di Lettera.

Onofrio svolgeva la professione di “sanzano“, ossia procacciatore e intermediario nell’acquisto e nella vendita di bestiame e prodotti agricoli.

Sempre ben vestito, garbato, gentile, disponibile verso tutti, seduttore e donnaiolo, non amava lavorare.

La moglie, invece, grande lavoratrice, era una coltivatrice diretta.

L’entrata in età scolare del loro primogenito li spinse a spostarsi nel centro del paese.

Così, dopo sei anni, si trasferirono a Zuni in Via degli Ulivi all’attuale civico 19.

Devotissimo a San Nicola, fu membro per alcuni anni del comitato festeggiamenti in onore del vescovo di Myra.

Nel 1937, il parroco Giuseppe Simone, lui, e altri quattro componenti della commissione innescarono una diatriba con il podestà Giovanni Marrocco e il commissario caleno del fascio di combattimento Nicola Cotecchia.

L’oggetto del contendere fu l’ingaggio della banda musicale di Visciano per una serata canora.

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La nascita del rapporto con la pantas’ma

Il 24 febbraio 1939, dopo il richiamo alle armi per istruzione, fu ricollocato in congedo illimitato perché dispensato.

In seguito, fondò l’associazione dei coltivatori diretti caleni e ne divenne il presidente.

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Membro del Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, fu nominato Cavaliere del Lavoro nel 1960 dal Presidente della Repubblica.

Era soprannominato “u cavaliere” anche perché girava sempre su carretti trainati da cavalli.

Sempre nel 1960, si candidò tra le fila della Bilancia – Rinnovamento Democratico Caleno.

Alle elezioni amministrative del 6 novembre 1960, la sua lista sconfisse la Democrazia Cristiana del dr. Gaito e dell’industriale Moccia.

Nella suddetta tornata elettorale, fu eletto consigliere comunale riportando 1295 preferenze.

In politica, inoltre, intrattenne rapporti privilegiati con gli onorevoli Giacinto e Manfredi Bosco, Arcangelo Lobianco ed altri.

Tornando alla pantas’ma, è naturale chiedersi:
come si siano incrociati i destini di quest’ultima e Onofrio Capuano?

Secondo un’opinione prevalente in paese, il nonno tramandò al nipote la propria spiritella.

“Zi Nufrio”, come lo appellavano i compaesani, la chiamava “a ninna“.

Nell’immaginario collettivo, la pantas’ma assumeva le seguenti sembianze umane:

  • una ragazza dalla giovane età
  • o una donna minuta, esile e vestita da “scarp’tella”.

Onofrio, alle domande dei compaesani e alla curiosità morbosa di conoscere i dettagli della vicenda, non confermava, né smentiva.

Semplicemente sorrideva, ammiccava senza proferire una sola parola.

Ciò nonostante, le voci in paese si rincorrevano da anni.

C’era chi diceva che la moglie di Onofrio preparava da mangiare alla pantas’ma.

E lei, in segno di riconoscenza lasciava delle monete all’interno di una ciotola.

In verità, era Maria Teresa Capuano a preparare un piatto caldo, lasciandolo sul tavolo.

Inoltre, la stessa Maria Teresa e Onofrio vedevano e parlavano con la donna.

Al contrario, la moglie di quest’ultimo udiva solo la sua voce.

Fuori dall’ambito familiare, diverse persone la videro in volto.

Le vicende della pantas’ma

La sua presenza nella masseria tenne lontani molti malintenzionati.

Nessun ladruncolo o malvivente provò ad infastidire l’altrui proprietà.

E non fu rubato nemmeno un solo attrezzo agricolo.

Solamente gruppi di ragazzi si avvicinarono alla fattoria per rubare le ciliegie o per infondere paura in alcuni di loro durante le scorribande notturne.

Nella vita quotidiana, la donnina si rese protagonista di numerose vicende.

1° EPISODIO

Un amico zunese di Onofrio si recò con lo “sciaraballo” al Ponte delle Monache.

Appena arrivato alla masseria, iniziò a chiamare a gran voce: “zi Nicola, zi Marii, Nufriee“.

Dopo un po’, da una voce femminile apprese che in casa non c’era nessuno.

Ad un certo punto, una donnina uscì dall’abitazione ed iniziò a girovagare per il cortile.

Fortemente incuriosito dalla faccenda, decise di tallonarla fin dentro la stalla.

Qui, la pantas’ma, una volta salita “ngoppa o mazzarino“, lo buttò giù quando era quasi arrivato in cima alla scala a pioli.

Lo sventurato, atterrato fortunatamente sulla paglia, non riportò alcuna conseguenza.

Dopo lo scampato pericolo, decise di tornarsene a casa.

2° EPISODIO

I coniugi Capuano abitavano al 1° piano della masseria.

Nel periodo della trebbiatura intorno alla casa vi erano grandi “mete” di grano.

Per paura di un possibile incendio, i coniugi e i garzoni decisero un anno di dormire fuori “sotto a ‘nu tràino cu l’ curtine ncopp’ “.

Onofrio alle tre di notte mandò Ippolito Suglia a tirare l’acqua fresca dal pozzo.

Quest’ultimo, per prendere un bicchiere, tentò di entrare in casa ma trovò la porta sbarrata dall’interno.

Il garzone asserì che era stata la “ninna” a chiuderla perché si sentì offesa dal loro comportamento.

Lei infatti avrebbe sorvegliato la casa in modo da farli riposare tranquillamente all’interno.

3° EPISODIO

I garzoni Ippolito e Giovanni dormivano giù al piano terra.

Per evitare che i giovanotti restassero all’interno dello stabile, la pantas’ma li scopriva continuamente durante la notte.

Presi dalla disperazione, i due andarono a dormire fuori casa.

4° EPISODIO

Onofrio partecipava a diverse fiere fuori paese (Venafro, Capua, Roccapipirozzi ed altre località) al fine di vendere il bestiame.

I componenti della famiglia Penna, abitando a pochi metri dalla masseria, gli portavano un fascio d’erba per gli animali.

Un giorno la moglie non preparò nulla da inviare al marito.

Ciò nonostante, i Penna trovarono un fascio “testa e testa” legato con dell’erba perfettamente intrecciata.

5° EPISODIO

Dopo il trasferimento a Zuni, la moglie di Onofrio si recava al lavoro nei campi posseduti dalla famiglia.

La sera, attardandosi nelle campagne oltre gli orari consueti, la donnina “scortava” la signora Concetta fino a Zuni per poi fare ritorno nella masseria.

Secondo altre fonti, invece, la pantas’ma accudiva a Zuni i figli piccoli della coppia quando Concetta si recava in campagna.

6° EPISODIO

Un componente della famiglia Taglialatela della contrada Casaquinta di Teano s’intrufolò in un terreno dei Capuano.

Sorpreso mentre era intento a rubare le ciliegie, lo fece cadere dall’albero.

7° EPISODIO

Alcuni individui, nel mietere il grano, perdevano tempo nel molare le falci.

Lei si affacciò dalla finestra e gli redarguì dicendo:

Ca non s’ fà licc e lacc” ma dovete lavorare.

I mietitori, visibilmente spaventati, tornarono immediatamente all’opera.

8° EPISODIO

Un giorno, in assenza dei proprietari, scoppiò un violentissimo incendio nella stalla della masseria.

La donna fece ritrovare tutti gli animali sani e salvi legati alle piante.

9° EPISODIO

Negli anni 70, un gruppo di ragazzi, tra cui Nicola Elia detto “Mucigliu” e Pasquale Buffardi, decise di andare per ciliegie.

Un albero di questi frutti fu preso d’assalto proprio davanti alla masseria.

Pasquale salì sulla pianta e staccò parecchi rami.

Ad un certo punto, gli amici lo videro cadere giù mentre implorava a gran voce qualcuno affinché la smettesse di dare bastonate.

I ragazzi spaventati se la diedero a gambe levate, lasciando Pasquale sul posto.

Giunsero a Zuni, dove poco dopo arrivò anche il malcapitato.

Zi ‘Nufrio, seduto al tavolo da gioco in piazza, non appena vide Pasquale, disse:

Uagliò, fatt’ pur’ l’ c’rase ma lassa sta’ i rammuli.

10° EPISODIO

Onofrio Capuano coltivava un terreno in località “Rocioloni” nelle vicinanze di un fabbricato attualmente diroccato.

Nel campo era stato seminato il “pascone“, un insieme di fave, avena, rape, lupini, vecce, orzo e trifoglio.

Le variegate erbe si davano da mangiare agli animali da stalla.

La proprietaria del bar in “Piazza Seminario”, Teresa Capuano, ottenne l’autorizzazione dal proprietario di tagliare un po’ di “pascone” in base alle proprie esigenze.

La signora falciava l’erba di sera e il mattino seguente ne constatava con sommo stupore la totale ricrescita.

Secondo Teresa, donna scettica e diffidente, l’evento “prodigioso” era da attribuire senza ombra di dubbio alla pantas’ma.

11° EPISODIO

A volte Onofrio Capuano passeggiava fumando una sigaretta e con la testa abbassata.

Inoltre, parlava tra sé e sé.

I suoi compaesani zunesi consigliavano di non importunarlo perché in quei frangenti parlava con la spiritella.

12° EPISODIO

Franco De Chiara, amico di Onofrio, gli chiedeva insistentemente dell’esistenza o meno della donna.

“U cavaliere”, stanco delle continue domande, chiese al giovanotto di consegnare gli orecchini della sua fidanzata, Maria Cristina.

Il giorno successivo li avrebbe fatti ritrovare sul comodino di lei.

Franco gli diede i gioielli e la mattina seguente, come promesso, la fidanzata li rinvenne sul suo mobiletto.

13° EPISODIO

Un giovane di Petrulo si recò a caccia nella zona dell’antica Cales.

Arrivato sul posto, si arrampicò in attesa della preda su un albero di proprietà di Onofrio Capuano.

Dopo un po’ si alzo un vento impetuoso.

Mentre cercava di proteggersi dalle folate di vento, si avvicinò un civetta.

L’uccello lo spaventò a morte con il suo cuccumeggiare.

Una volta avvicinatosi, l’uomo gli staccò il collo con le mani.

Il petrulese rimase terrorizzato perché la civetta senza testa continuò imperterrita a svolazzare.

Immediatamente, si diede alla fuga e attribuì la vicenda alla donnina che viveva a pochi passi dall’arbusto.

14° EPISODIO

Un gruppo di amici zunesi organizzarono una sortita alla masseria per rubare le ciliegie.

Tra di loro, vi era Franco De Chiara con la sua Renault 5 “testarossa”.

Immediatamente prima di partire, arrivò Nicola Carletti e chiese:

Ciccio, dove state andando?

A rubare le ciliegie, rispose Franco.

E Nicola: vengo con voi.

Arrivati a destinazione, dopo un po’ furono investiti da una pioggia di pietre.

Nel fuggi fuggi generale Nicola perse uno dei due zoccoli di legno che portava ai piedi.

Arrivati a Zuni, esortò i giovanotti a ritornare al Ponte delle Monache per recuperare la ciabatta.

Ma loro non ne vollero sapere.

Nicola Carletti tornò a casa con uno zoccolo e sull’uscio della porta trovò incredibilmente quello smarrito.

Lui pensò e sostenne che era stato Franco a riportarlo lì.

Ma tutti attribuirono i fatti alla pantas’ma e Nicola ripeteva assiduamente quanto accaduto.

15° EPISODIO

Negli anni ’80 Pina Capuano e Claudio De Biasio erano fidanzati.

Un giorno, Onofrio, trovandosi a casa della ragazza, espresse l’opinione che i due non si sarebbero sposati.

Nonostante fossero in atteggiamenti teneri e romantici, ribadì che le loro strade erano destinate a separarsi.

Invece, a Maria Cristina Saioni, fidanzata con Franco De Chiara, preannunciò che si sarebbe sposata dopo diversi anni.

E così fu.

Pina e Claudio si lasciarono e Maria Cristina e Franco si sposarono dopo 15 o 16 anni di fidanzamento.

16° EPISODIO

Anna Zona, conosciuta con il nomignolo Annetta, aveva sposato negli anni ’80 Aldo Di Girolamo.

Dopo aver avuto la prima figlia, era rimasta nuovamente incinta.

Anna e i congiunti del marito chiesero a Onofrio, frequentatore del bar di famiglia, il sesso del nascituro.

Lui rispose che avrebbe parlato il giovedì successivo con “la ninna” e il venerdì mattina gli comunicava la risposta ricevuta.

Il giorno prestabilito Onofrio si presentò e con il sorriso sulle labbra esclamò:
sono due ed entrambi maschi.

La partoriente e i familiari rimasero sbigottiti e raccontarono a tutti ciò che era successo.

In realtà, parlando con Anna Zona, ho appreso gli esatti termini della vicenda.

Ad inizio autunno del 1989, la signora era al secondo mese di gravidanza.

In quei frangenti, quindi, anche la tecnologia non consentiva di conoscere il sesso del nascituro.

Perciò, il 22 settembre 1989, chiese lumi ad Onofrio Capuano.

Costui lasciò il bar alle 22:00 perché si doveva incontrare a mezzanotte con la “ninna”.

Il giorno seguente, sabato 23 settembre, Onofrio si recò nel locale in Piazza Umberto I.

Prima di comunicare qualcosa agli altri, era solito girare un po’ su sé stesso.

Dopo questo breve siparietto, pronunciò la seguente frase: “è un maschio e non è uno“.

Dopo il periodo di gestazione, Annetta partorì ad aprile del 1990 i gemelli Giuseppe e Nicola Di Girolamo.

La sua coerenza fino alla fine

Alla fine degli anni ’80, Onofrio Capuano sì ammalò di una grave patologia.

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Angelina Di Lettera, fidanzata con il nipote Oreste Martino, parlò con Onofrio da solo a solo sul letto di morte.

Gli chiese dell’esistenza o meno della pantas’ma.

Lui rispose testualmente:
Eh magari se ne venisse cu te“.

Sull’argomento, non cambiò mai condotta mantenendo una posizione coerente fino alla fine.

Secondo i familiari, Onofrio sapeva il giorno e l’ora della sua morte diverso tempo prima.

Il 9 maggio 1990, il Capuano fremeva perché il nipote Oreste, che gli tagliava la barba ogni mattino, era fuori Calvi.

Considerato il suo stato di agitazione, un altro parente stretto si offri di sbarbarlo.

Ma lui non accettò.

Fortunatamente il nipote giunse in tempo e gli fece la barba.

Alle 23:00, passò a miglior vita portandosi dietro il più “fascinoso” mistero della nostra storia recente.

A quasi trentanni dalla morte di Onofrio Capuano, le vicende della spiritella hanno resistito all’usura del tempo.

In paese, tuttora, si rincorrono le voci sulla persona che potrebbe accoglierla.

Secondo una tesi minoritaria, la “ninna” è passata al nipote più giovane, Massimo Martino.

Ma per la stragrande maggioranza dei caleni, la donnina accudisce il fratello Oreste.

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