L’eccidio di Via XX Settembre

L’eccidio di Via XX Settembre

L’eccidio di Via XX Settembre è stato il più efferato crimine nazista commesso sul suolo caleno.

E’ un episodio della nostra storia che mi sta particolarmente a cuore perché avvenne in un terreno dei miei antenati.

La famiglia di mio nonno Lorenzo Izzo era composta da cinque maschi e una femmina.

Il capofamiglia esercitava la professione di esattore del dazio, detto volgarmente “daziario“.

Abitavano all’ingresso del borgo in Via XX Settembre all’odierno civico 87, appena prima di svoltare su Vico Mandara.

Attiguo alla casa, inoltre, avevano un moggio e mezzo di terreno, dove, loro malgrado, si consumò il tragico evento.

L'eccidio di Via XX Settembre

A metà settembre del 1943, purtroppo, la guerra arrivò a Calvi Risorta.

I tedeschi giunsero nella nostra terra e posizionarono l’accampamento a Petrulo in località “Mirabella“.

Pochi giorni prima, con lo sbarco a Salerno, ebbe inizio l’avanzata anglo-americana lungo lo stivale.

Il 18 ottobre 1943, i soldati inglesi conquistarono la strategica postazione di Calvi Vecchia.

Nonostante ciò, i teutonici continuarono a scorrazzare liberamente nella cittadina per altri tre giorni.

Alle ore 8 del 20 ottobre 1943, i nazisti condussero tre soldati italiani vicino all’attuale rudere del cinema di Petrulo.

Qui, obbligarono i malcapitati a scavare un’unica fossa.

I crucchi, non appena constatarono che la buca poteva contenere i tre corpi, li uccisero senza pietà con una sola sventagliata di mitra.

Immediatamente, la notizia fece il giro del paese.

I petrulesi, però, evitarono di recarsi sul luogo del massacro a causa della presenza delle truppe tedesche nel borgo.

Il giorno seguente, i cadaveri furono dissotterrati e portati al cimitero vecchio di Calvi su un carretto trainato da cavalli.

I loro corpi furono sepolti a terra in un’area chiamata “il cimitero dei bambini“.

I soldati morti

I soldati italiani trucidati provenivano da tre regioni: Campania, Lazio e Umbria.

ACCARDO PASQUALE

Accardo Pasquale era nato a Torre Del Greco (NA) alle tre e dieci del 01/01/1902 da Giacomo, muratore, e Maria Di Rosa, casalinga, in Via Nazionale n. 66.

Pasquale, di professione “marinaro“, sposò il 24 aprile 1939 Cristina Soprano, casalinga di anni 26, figlia di Giovanni e Antonia De Rosa.

Il matrimonio, secondo il rito cattolico, fu celebrato dal sacerdote Raffaele Scanda nella basilica Pontificia di Santa Croce.

Purtroppo, non è dato sapere se avessero o meno dei figli.

MANULI VINCENZO

Manuli Vincenzo nacque a San Giovanni Incarico (FR) alle quattro del 18/09/1921 da Filippo e Donata Ladolardo.

I genitori gli diedero anche un secondo e terzo nome: Domenico ed Eleuterio.

Da bravo studente, Vincenzo si laureò in Ingegneria prima di compiere ventidue anni.

Nel 1943, risiedeva ufficialmente a Napoli in Via Emanuele De Feo n. 6.

Dopo lo sbarco degli alleati a Salerno il 9 settembre 1943, partì da Fisciano, dove abitava, per arruolarsi come volontario.

Non tornò più a casa.

ROSSI ROMOLO

Rossi Romolo era nato a Narni (TR) alle venti del 20/01/1896 da Pietro, vetturino, e Pierina Stinchelli, donna di casa.

Di professione meccanico, era alto 1,66 m. ed aveva capelli ricci e occhi color castani.

Il 30 agosto 1915 si arruolò volontario nel Battaglione Aviatori.

Giunto in territorio dichiarato in stato di guerra, il 2 ottobre 1915 fu trasferito all’Ospedale Militare di Terni.

Il 26 ottobre dello stesso anno, lo rispedirono al fronte.

Il 4 dicembre 1915 fu trasferito all’Ospedale Militare di Faenza.

Il 16 gennaio 1916, in seguito a rinuncia dell’incarico, fu riformato e congedato.

Successivamente, l’ufficio di leva della Provincia di Terni lo dichiarò renitente, non essendosi presentato alla chiamata a visita dei riformati.

In verità, Romolo Rossi si era trasferito al nord Italia.

A Torino, il 25 aprile 1920, sposò la signorina Maria Luigia Pautasso nata nel capoluogo piemontese il 13 ottobre 1893.

Il 15 giugno 1926, poi, emigrò a Modane in Francia.

Rientrato in Italia, non sono note le motivazioni che lo spinsero a combattere in Campania all’età di 47 anni dopo una vita movimentata.

Il tedesco buono

Nella tragedia avvenne il miracolo di imbattersi nel tedesco buono.

Questa sorte toccò al petrulese Nicandro Martino.

L'eccidio di Via XX Settembre

Il ragazzo di 15 anni, trovandosi nel cortile della zia Filomena Martino e sentendo un gran trambusto proveniente dall’esterno, corse nel giardino adiacente per vedere cosa stesse succedendo.

Nicandro fu lo spettatore oculare del massacro.

I tedeschi, per non lasciare testimoni scomodi che potessero identificarli, decisero di uccidere persino il ragazzo caleno.

Per fortuna, un soldato austriaco della Wehrmacht, impietosito dalla giovane età del Martino, gli fece togliere gli stivali e li sotterrò sotto pochi centimetri di terra.

Diede ordine al giovanotto di allontanarsi e sparò alcuni colpi in aria per simulare l’uccisione dell’incomodo testimone.

L’armadio della vergogna

La memoria di quest’orrore non divenne davvero patrimonio comune sino alla metà degli anni Novanta.

L’allora procuratore militare Antonino Intelisano scoprì un armadio contenente centinaia di fascicoli archiviati in uno scantinato della procura militare sulle stragi nazifasciste in Italia.

Tra questi, gli incartamenti su Calvi Risorta.

Nell’agosto 2013, ho inviato una formale richiesta al Tribunale Militare di Napoli per ottenere copia dei documenti riguardanti l’eccidio.

Il 19 settembre 2013, l’organo giudiziario di 1° grado mi ha rilasciato gli atti richiesti.

Dai fascicoli n. 10866 e seguenti si evince che “il testimone Martino Nicandro fu Oreste e di Della Vedova Maria, nato a Calvi Risorta il 10/10/1928, (in realtà 10/11/1928) ivi domiciliato” riferì alle autorità inquirenti:

I controscritti, ritenuti dai tedeschi appartenenti all’esercito Italiano, venivano fucilati e sepolti in una fossa fatta loro scavare precedentemente.

L'eccidio di Via XX Settembre

Vincenzo Manuli e Romolo Rossi furono identificati subito.

I due avevano i documenti d’identità nascosti nelle loro scarpe.

Del terzo, invece, la relazione riporta:

un uomo dall’apparente età di 37 anni non potuto identificare per mancanza di documenti sul cadavere dopo esumato“.

 

L'eccidio di Via XX Settembre

Pasquale Accardo fu riconosciuto successivamente in circostanze non note.

In aggiunta, dal registro degli atti di morte dell’ufficio anagrafe di Calvi Risorta si rileva erroneamente che lo stesso Pasquale Accardo era “morto il 17/10/1943 in Contrada Mirabella (Petrulo)” perché la trascrizione del decesso avvenne a distanza di due mesi dal tragico evento.

I presunti autori dell’eccidio furono indagati per il reato di cui all’art. 185 del codice penale militare di guerra.

Disgraziatamente, il barbaro assassinio dei tre soldati italiani è rimasto impunito.

Il 18 marzo 1997, il Sostituto Procuratore Militare Dott. Alessandro Gatani della Procura Militare della Repubblica presso il Tribunale Militare di Napoli chiese ed ottenne dal Giudice delle Indagini Preliminari l’archiviazione del procedimento penale “poiché gli autori del reato sono rimasti ignoti“.

Per non dimenticare

La strage nazista di Calvi Risorta è sconosciuta a molti.

In primo luogo al Ministero della Difesa.

L’ufficio documentale di Napoli del Comando Forze Operative Sud, in relazione ad una mia richiesta di consultazione dei fogli matricolari, ha risposto:

“dallo stralcio delle liste di leva, unico documento rinvenuto nel fascicolo del Sig. MANULI Vincenzo, risulta essere stato dispensato dal compiere la ferma di leva e lasciato in congedo illimitato in data 08.03.1948“.

In verità, il Manuli era già deceduto cinque anni prima.

Inoltre, i familiari dei soldati trucidati sono ancora all’oscuro di quanto accaduto ai loro cari.

Alcuni anni fa, la nipote di Manuli Vincenzo pubblicò un annuncio su un sito specializzato.

La donna era alla ricerca di notizie riguardanti la sorte dello zio disperso.

Nonostante l’invio di numerose email all’indirizzo indicato, non ho mai ricevuto risposta.

Secondo le voci circolate all’epoca dei fatti, i tre erano stati catturati a Capua durante la battaglia sul Volturno.

Invece, è più plausibile ipotizzare che furono acciuffati dai tedeschi durante un rastrellamento sul territorio caleno.

A riguardo, si rileva che il palermitano Salvatore Marino, uno dei sette salvati da Pietro Cifone, conosceva bene i trucidati.

I militari riposano nel vecchio cimitero di Calvi Risorta.

L'eccidio di Via XX Settembre

A 75 anni dall’eccidio, voglio ricordare alle nuove generazioni gli orrori della guerra.

E soprattutto, onorare la memoria e il sacrificio di chi è morto per la nostra libertà.

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