Il terzo soldato dimenticato della Prima Guerra Mondiale

Il terzo soldato dimenticato della Prima Guerra Mondiale

Durante la prima guerra mondiale, 40 caleni si immolarono per la patria.

La maggior parte di loro persero la vita sul suolo italiano nei sanguinosi scontri contro gli austro-ungarici.

Pochi di loro, invece, morirono in campi di battaglia stranieri.

Uno di loro era un petrulese doc.

Antonio Izzo nacque il 22 febbraio 1891 a Calvi Risorta da Domenico e Giuseppa Zona.

Il giovane, in situazione di ristrettezze economiche, appena diciottenne decise con coraggio di cambiare vita.

Emigrò con altri compaesani negli Stati Uniti D’America imbarcandosi a Napoli il 16 aprile 1909 sulla nave “Barbarossa“.

Approdato il 30 aprile nel “Nuovo Mondo”, si trasferì a Seneca Falls presso un amico di famiglia, Eliseo Zona.

Dopo qualche tempo si trasferì nella vicina Manchestrer NY nella contea di Ontario.

La città, sede di un importante snodo ferroviario, vide la presenza di numerose colonie di emigrati irlandesi, polacchi e italiani.

Nell’azienda ferroviaria “Manchester yard”, vi era anche il giovane petrulese tra i lavoratori impiegati.

Il 24 febbraio 1918, Antonio Izzo fu introdotto nell’esercito degli Stati Uniti D’America.

Prestò servizio nel 7° battaglione del deposito di truppa a Canandaigua nello stato di New York.

Dopo l’addestramento, lo assegnarono alla Compagnia H del 307° Reggimento di fanteria appartenente alla 77° Divisione.

La 77° Infantry Division era conosciuta come la divisione “libertà” perché i militari indossavano la toppa della Statua della Libertà.

Ma durante la prima guerra mondiale fu solitamente chiamata la divisione “metropolitana” per il luogo di provenienza dei suoi uomini.

La maggior parte dei giovani arruolati erano immigrati o appartenenti ad una classe operaia povera delle strade di New York.

L’invio delle truppe in Europa

Tony Izzo fu dislocato in quello che divenne il prestigioso Camp Upton situato nella contea di Suffolk a Long Island.

Rimase qui fino all’inizio della primavera del 1918.

Intanto in Europa, le operazioni belliche stavano prendendo una brutta piega.

La Russia si ritirò dal conflitto firmando l’armistizio di Brest-Litowsk con la Germania della durata di 5 anni.

Così, gli inglesi richiesero agli americani l’invio in Francia di altre divisioni per contrastare l’avanzata de tedeschi.

Tra loro, vi era anche la 77°.

La notte del 5 aprile 1918 i generali ordinarono alle truppe statunitensi di spostare i pacchi.

I militari accatastarono le loro brande, tirarono fuori le munizioni e furono inviati a una vigilia di attesa.

Il 6 aprile 1918, sabato, era il primo anniversario della dichiarazione di guerra americana.

Alle due e mezzo di quella mattina, con un’aria piacevolmente frizzante e inondata dalla luce della luna, i soldati si diressero alla ferrovia e partirono in treno.

Lasciarono Camp Upton alle tre e un quarto e arrivarono a Long Island City appena in tempo per essere accolti dai soliti fischietti delle sei del mattino.

Un traghetto, poi, lì trasportò lungo l’East River, intorno alla Battery e sull’Hudson fino a Pier 59, a Manhattan.

Infine, diverse migliaia di uomini del reggimento furono trasferite sul gigantesco piroscafo “Justicia“.

Per tutto il giorno, uomini e attrezzature si riversarono sul ponte e nella stiva della quinta nave più grande al mondo.

La mattina dopo, prima della sveglia, la Justicià iniziò la traversata atlantica.

L’arrivo in Francia

Dopo un viaggio di 13 giorni, le truppe sbarcarono a Liverpool venerdì 19 aprile 1918 alle ore 21:00.

L’intero corpo di spedizione fu trasferito sui treni a Dover.

Attraversando la Manica, sbarcò a Calais in un’ora e trentacinque minuti.

La traversata si animò quando due fucilieri dell’equipaggio iniziarono a sparare alle mine che mettevano in pericolo il passaggio.

Una volta in Francia, la 77ª divisione svolse un periodo di addestramento sotto la guida britannica nella zona di Eperlecques.

Dal 21 luglio al 4 agosto, partecipò all’occupazione del settore relativamente tranquillo di Baccarat.

Successivamente, raggiunse la linea del fronte, cinque chilometri ad ovest di Fismes sulle sponde meridionali del fiume Vesle.

Linea_Fronte_Francia

La notte del 25 agosto, il secondo battaglione, sopravanzando il terzo, occupò la zona presidiata dal 308°.

La parte anteriore del settore del reggimento in quel momento correva lungo la riva sud del Vesle attraverso i boschi a nord di Ville Savoye.

Attraversava poi il fiume su una passerella e proseguiva a nord lungo il bordo ovest del bosco fino alla ferrovia, passando sotto i binari attraverso un canale sotterraneo aperto.

On the night of August twenty-fifth, the Second Battalion, leap-frogging the Third, took over the front line from the 308th. The next day a battalion attack was ordered for dawn of the twenty-seventh. The front of the regimental sector at this time ran along the south bank of the Vesle through the woods due north of Villesavoye, crossed the river on a footbridge and followed north along the west edge of the woods to the railroad, passed under the tracks through an open culvert.” (1)

L’attacco del 27 agosto 1918

L’ordine dell’attacco prevedeva “la ripresa di tutte le posizioni perse dalla 308° fanteria“.

Alle 2 del mattino del 27 agosto 1918, i quattro comandanti delle compagnie definirono i dettagli per un assalto fissato per le 4:15 successive:

  • la “H” di Antonio Izzo attaccava lo Chateau du Diable
  • la “E” proseguiva lungo il binario fino al passaggio a livello
  • la “F” agiva di supporto
  • infine, la “G” proteggeva la sinistra dal contrattacco.

At about 2 A. M. of the twenty-seventh the Major held a conference in a little dugout by the railroad culvert, where their duties were assigned to the four company commanders. “H,” lying north of the tracks, was to attack the Chateau, “E” to attack along the tracks to the railroad crossing, “F” to move in support, and “G” to guard the left from counter-attack. Zero hour was set for 4:15 A. M.” (1)

Le truppe tedesche accolsero gli americani con una valanga di fuoco vomitata dalle mitragliatrici pesanti.

Il battaglione dovette ritirarsi lasciando sul campo 140 uomini tra morti, feriti e dispersi.

La morte di Tony Izzo

La compagnia più colpita nel fallito attacco a Château du Diable fu proprio la H con 63 militari coinvolti.

Nello scontro perse la vita il soldato semplice (Pvt) Tony Izzo.

Il corpo del povero caleno fu recuperato dai tedeschi perché avevano una sezione specializzata nell’evacuazione dei morti e dei feriti.

Tumulato in loco, la sua salva fu riesumata nel 1921 e trasferita negli Stati Uniti D’America.

Da allora riposa nel Cimitero Militare Nazionale di Arlington alla sezione 18, site 2030.

Tomba_Tony_Izzo

Come avete notato, gli americani o chi per loro alterarono il suo cognome, da Izzo a Ezzo.

Ma a fare chiarezza sulle esatte generalità ci ha pensato il sito della “U.S. World War One Centennial Commission“:

Antonio Izzo was born in the village of Petrullo di Calvi Risorta in or about 1891.
Emigrated to America he settled in Manchester, NY.
” (2)

Il suo nome è riportato nell’albo d’onore dei caduti della contea di Ontario, nei libri di storia e nel “Memorial Tree” della Compagnia H.

Soldato dimenticato

Anche noi dovremmo ricordare il sacrificio di Antonio Izzo, apponendo il suo nome sul monumento ai caduti di Calvi Risorta.

Bibliografia:
1) Rainsford W. Kerr, From Upton to the Meuse with 307th Infantry, New York 1920
2) https://www.worldwar1centennial.org/index.php/back-over-there-database.html

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