I 15 petrulesi accusati di brigantaggio

I 15 petrulesi accusati di brigantaggio

Il movimento rivoluzionario dell’agro caleno nacque a Petrulo la sera del 31 marzo 1861, giorno di Pasqua.

La dimostrazione principiava la sera del 31 marzo 1861 in Petrulo di Calvi da 3 individui della guardia nazionale conterranei del Santillo“. (1)

I giovani petrulesi Pietro Delle Fave, Francesco Izzo e Antonio Simone si erano arruolati volontari nella milizia dello Stato italiano.

Ma, approfittando dell’assenza del loro capitano, il barone Girolamo Zona, quel giorno andarono in giro per il paese imbracciando i loro fucili ed intimando agli abitanti di gridare “Viva Francesco II“.

Nei primi giorni di aprile, si infittirono i contatti e le riunioni per dar vita al movimento rivoluzionario.

La banda armata, dopo 4 giorni di permanenza sui monti caleni, decise di passare all’azione.

L’obiettivo era di assaltare il 9 aprile 1861 la Guardia Nazionale a Zuni.

Dalla pubblica voce e da un rapporto ricevuto ieri dal Capo Nazionale di Calvi è venuto a mia conoscenza che la gente di questo circondario è in costernazione perché sulla montagna di Zuni di Calvi si è vista un’accozzaglia di gente armata minacciosa ad assaltare il paese.
So pure che il Sindaco di Calvi abbia richiesto da Capua una competente forza armata.
Io attendo ulteriori notizie, che ricevute mi farò un dovere riferirle a lei.
Serve ciò per semplice intelligenza del giudice.
” (1)

Ma, l’arrivo di ingenti forze militari costrinse i briganti a modificare il loro piano.

Alle 22:00 del 9 aprile 1861, giunsero a Calvi 190 uomini del 6° Reggimento Fanteria comandati dal capitano Lamberti.

L’abbandono di Zuni e l’assalto di Riardo

In aggiunta, i vicini comuni di Sparanisi e Teano inviarono altre guardie nazionali per rinforzare la guarnigione.

Durante la notte, i militi perlustrarono continuamente il territorio caleno al fine di tutelare l’ordine pubblico.

A questo punto, i rivoltosi abbandonarono il territorio di Zuni.

Dopo aver aggirato Monte Grande a Visciano, arrivarono nella zona di Riardo.

Tra le tre e mezza e le quattro di notte, tentarono di assaltare la Guardia Nazionale del posto.

Avendo constatato la presenza in loco dei delinquenti, i componenti della GN si asserragliarono all’interno della sede sbarrando l’ingresso.

Dall’esterno, i briganti cercavano in ogni modo di entrare e gridavano:
In nome di Francesco II, aprite!

Gli spari proseguirono per più di un quarto d’ora e non si registrarono fortunatamente morti o feriti tra i contendenti.

I filo-borbonici videro svanire il loro tentativo di disarmare i militi e d’impadronirsi dei venti fucili custoditi a Riardo.

Sgomenti e sconcertati, se la diedero a gambe levate, rifugiandosi sui monti circostanti e nelle vicine masserie.

Nella stessa giornata dell’assalto, più di dieci briganti furono subito arrestati.

Con il passar del tempo, il barone Girolamo Zona pose in essere tutte le misure possibili per assicurare alla giustizia i rivoltosi.

Ma fu il sacerdote Don Vespasiano Izzo, originario di Petrulo, a convincere diversi briganti a consegnarsi alle autorità.

Il comandante della Guardia Nazionale di Calvi, inviò il 16 aprile 1861 un primo rapporto al giudice mandamentale di Pignataro.

Nella missiva segnalò i primi 15 petrulesi coinvolti negli episodi citati.

Gli interessati, sottoposti ad interrogatorio, fornirono le loro versioni dei fatti.

Aurelio Marco Di Ettorre

Il primo, Aurelio Marco Di Ettorre, nacque a Sparanise il 29 luglio 1822 da Pasquale e Teresa Compagnone.

Di anni 38 e domiciliato a Petrulo, si presentò spontaneamente al barone Zona.

Sostenne che la gente era solita riunirsi nella bottega del sarto Francesco Izzo del fu Stefano, “ove si stabiliva tutto il da farsi.

Dopo un primo approccio con i due Francesco Izzo, trovandosi il 9 aprile a digiuno e senza mezzi, chiese l’ammontare della paga giornaliera e chi l’avrebbe elargita.

Il sarto Francesco Izzo rispose che il compenso era di 50 grana al giorno corrisposto da D. Nicola Santillo.

Il partitario della strada ferrata, Gaetano Punzo di Teano, incaricò di ciò il caleno, avendo ricevuto 4000 ducati dagli emissari di Francesco II per il mantenimento della banda.

Le forze, dovendosi riunire nel luogo convenuto, avevano l’obiettivo di disarmare la Guardia Nazionale al fine di appropriarsi delle armi.

Inoltre, dovevano attendere l’arrivo a Napoli il 14 luglio dell’ex sovrano alla testa di un esercito.

Tutti coloro che avessero fatto parte della combriccola, avrebbero avuto un corrispettivo di 50 ducati da Francesco II.

Stefano Andrea Izzo

Il secondo, Stefano Andrea Izzo, nacque a Petrulo il 4 febbraio 1841 da Antonio e Maria D’Antico.

Di anni 20, asserì che “domenica 7 essendo calato dalla Rocchetta ove si trovava a travagliare, andò nella bottega di suo zio Francesco Izzo fu Stefano ove in una stanza convicina si trovava Francesco Izzo di Sebastiano, il dichiarante vi entrò, e dal detto Izzo gli fu domandato se volea partire insieme con lui per andare sul monte ove si sarebbero radunate circa 300 persone e che don Nicola Santillo avrebbe pagato grana 50 al giorno, che gli venivano somministrati da D. Gaetano Punzo. A questa dimanda il dichiarante rispose negativo …

Ma per pura curiosità, si recò con Salvatore Marrapese sul luogo dove trovarono molta gente radunata.

E lì, pur avendo l’intenzione di ritirarsi, furono obbligati dai presenti a rimanere.

Stefano Zona

Il terzo, Stefano Zona, nacque a Petrulo il 18 giugno 1837 da Antonio e Angela Maria Izzo.

Di anni 23, disse che la settimana precedente si sparse la voce che stavano costituendo una truppa a massa.

Verso le ore 14 di lunedì 8 aprile, Silvestro Marrapese e Casto Izzo gli fecero il seguente discorso:

Di doversi formare una truppa a massa capitanata da D. Nicola Santillo, la quale aveva per scopo di dover calare dai monti nei vicini villaggi, disarmare la Guardia Nazionale, armarsi e far cacciare con la forza il pane a chi lo avea.

Pietro Michele Zona

Il quarto, Pietro Michele Zona, nacque a Petrulo il 4 ottobre 1842 da Antonio e Angela Maria Izzo.

Di anni 18, durante l’interrogatorio diede le stesse risposte del fratello Stefano.

Aggiunse solamente che le proposte gli erano arrivate da Silvestro Zumbolo la sera di sabato 6 aprile.

Il mattino seguente seppe a casa sua sempre da quest’ultimo che sulla montagna vi era Giovanni Izzo di Francesco.

Pietro Pisano

Il quinto, Pietro Pisano, nacque a Petrulo il 3 dicembre 1841 da Fabio e Maddalena Zona.

Di anni 19, affermò che le proposte gli furono fatte per ben due volte da Francesco Izzo di Sebastiano.

Costui gli disse che il compenso giornaliero era di 50 grana ma non citò il pagatore.

Inoltre, aggiunse di non aver timore perché vi erano alcuni individui che li avrebbero protetti.

Silvestro Zumbolo

Il sesto, Silvestro Zumbolo, nacque a Petrulo il 19 aprile 1829 da Giuseppe e Orsola Della Vedova.

Di anni 32, rispose di essere stato sulla montagna e poi non volle dichiarare più nulla.

Michele Torrese

Il settimo, Michele Torrese, nacque a Visciano da Francesco verosimilmente all’inizio dell’800.

Di anni 60 circa e petrulese d’adozione, tirò fuori una versione dei fatti alquanto machiavellica e stravagante.

Avendo discusso con sua moglie, pensò di lasciarla ed andarsene sulla montagna, dove aveva notata della gente.

Finendo sulla sua sommità, ritrovò circa una trentina di persone.

Fra loro riconobbe D. Nicola Santillo, il guardiano del barone di Montanaro chiamato Leonardo, e altri di Riardo di cui non conosceva il nome.

Tutti erano armati di fucile e uno di questi anche di pistola.

La sera, volendosene ritornare a casa, il Santillo e i suoi compagni lo esortarono a rimanere.

Luigi Izzo

L’ottavo, Luigi Izzo, nacque a Petrulo il 18 ottobre 1843 da Antonio e Maddalena Izzo.

Di anni 17, riferì che, una volta salito sulla Rocchetta per la cura dei suoi affari particolari con Stefano Izzo e Salvatore Marrapese, vide molta gente da lontano sull’altura.

Così, mosso dall’istinto della curiosità, andò a vedere cosa c’era.

Giunto sul posto, trovò D. Nicola Santillo, due persone di Riardo a lui sconosciute, un calabrese e Casto Zannito.

Ma volendosene ritornare a casa, fu obbligato da tutti a restare lì.

Inoltre, le due persone di Riardo, il calabrese e Giorgio Izzo gli assicurarono che il denaro non sarebbe mancato.

I quattrini erano messi a disposizione dal Punzo e dal figlio di D. Ambrogio Diana.

Nella notte, insieme agli altri, lo costrinsero ad andare a Riardo per tentare di disarmare la Guardia Nazionale.

Giovanni Izzo

Il nono, Giovanni Izzo, nacque a Petrulo il 23 gennaio 1845 da Francesco e Anna La Vedova.

Di anni 16, rispose che, trovandosi sul terreno di D. Pietro Izzo, scorse della gente sulla cima del monte vicino.

Essendo stato istigato da due travagliatori” che si accingevano a salire, si avviò anche lui per vedere l’ammasso di persone.

Giunto sul luogo alle 22 e trenta, non riconobbe nessuno in mezzo a quella gente.

Più tardi, appena gli uomini armati si avviarono verso Riardo, egli pensò bene di ritirarsi.

Francesco Salvatore Izzo

Il decimo, Francesco Salvatore Izzo, nacque a Petrulo il 11 luglio 1833 da Sebastiano e Maria Izzo.

Di anni 27, rivelò che “trovandosi fuggiasco per timore di essere arrestato, atteso le grida di “Viva Francesco II”, che nel giorno di Pasqua avea fatto nel paese“, fu mandato a chiamare martedì 2 aprile da Nicola Santillo tramite Bruno Verolla.

Il capobanda gli chiese di recarsi dietro il villaggio di Zuni.

Il giorno seguente si portò nel luogo convenuto e trovò il Santillo.

Gli disse che a Rocchetta si erano radunate circa 300 persone e “bisognava unirsi ad esse per attendere gente estera“.

Lunedì 8, stando in campagna, vide Aurelio D’Ettorre.

Il compaesano gli comunicò che delle lettere arrivate a Petrulo preannunciavano la salita sul monte il dì successivo.

All’appuntamento del martedì verso le ore 19, incontrò D. Nicola Santillo, un calabrese, un riardese e il custode di Montanaro.

A tarda sera, il Santillo ordinò di marciare su Riardo, “ove sarebbero state consegnate le armi.

Arrivati ai piedi del monte, bussarono alle porte delle masserie per chiamare a raccolta altri uomini.

Proseguendo nel cammino, i briganti si fermarono vicino ad un pozzo.

A questo punto, il Santillo di Riardo (Alessandro Santagata n.d.r.) divise gli uomini in due gruppi.

Giunti in paese vicino alla sede della Guardia Nazionale, il Santagata chiamò, insultandolo pubblicamente, il sergente di guardia.

I militi si asserragliarono all’interno dell’edificio mentre Nicola Santillo tentò di sfondare la porta.

Ne seguì una sparatoria e poi la colonna si dileguò.

Gennaro Lodovico Leopoldo Mandara

L’undicesimo, Gennaro Lodovico Leopoldo Mandara, nacque a Petrulo il 12 settembre 1824 da Francesco e Matrona Marrapese.

Di anni 36, asserì che lunedì 8 si trovava a lavorare “presso i Zuni alle coste del monte insieme con altri faticatori.

Verso le ore 19, D. Nicola Santillo passò dinanzi a loro e si fermò a parlare con Nicola Izzo.

Sulla strada del ritorno a casa, quest’ultimo gli confidò che il Santillo gli aveva proposto di far parte della banda reazionaria.

L’obiettivo era di assaltare la Guardia Nazionale e attendere l’arrivo di Francesco II con un’armata di tedeschi.

Il compenso giornaliero, sborsato dal Punzo, ammontava a 50 grana.

Il giorno seguente si presentò nella bottega di Francesco Izzo fu Stefano.

Appena entrato, “Bruno Verolla disse che nel giorno innanzi verso mezzo giorno il partitario della strada ferrata sig. Punzo lo avea fatto lasciare dal travaglio per spedire per suo mezzo delle lettere in Camigliano, Pignataro e nel suo paese.

Alle 23, vedendo molta gente sulla montagna, fu mosso dalla curiosità di vedere di cosa si trattava.

Sul posto incontrò D. Nicola Santillo, Pietro Delle Fave e Francesco Izzo che annotava i nomi dei presenti.

Dopo un quarto d’ora, vedendo che le cose non andavano come previsto, tornò nella sua casa.

Salvatore Marrapese

Il dodicesimo, Salvatore Marrapese, nacque a Petrulo il 20 febbraio 1843 da Pietro e Angiola Izzo.

Di anni 18, sostenne che martedì 9 aprile si trovava nella bottega di Giuseppe Delle Fave.

Stefano Izzo, chiamandolo fuori dal negozio, lo invitò a salire con lui sulla Rocchetta, dove stava facendo del carbone.

Arrivati ad un certo punto, s’imbatterono in Francesco Izzo di Sebastiano, che li invitò ad inerpicarsi sulla montagna.

Qui trovarono D. Nicola Santillo, un calabrese, due di Riardo, Casto Zannito, Pietro Delle Fave e diverse altre persone di cui non ricordava i nomi.

Silvestro Marrapese

Il tredicesimo, Silvestro Marrapese, nacque a Petrulo il 2 dicembre 1841 da Luca e Maria Capuano.

Di anni 19, confessò di essere salito sulla montagna per chiamare Salvatore Marrapese, incaricato dalla madre di quest’ultimo.

Arrivato lì, notò molte persone, tra cui tutte quelle menzionate nella presente ricerca.

Volendo poi tornare indietro, fu costretto a restare con la forza.

Le persone armate, verso le ore 24, lo condussero insieme agli altri verso Riardo per disarmare il corpo di guardia.

Giunti a destinazione, tutti si sbandarono appena iniziarono gli scambi di colpi d’arma da fuoco.

Antonio Izzo

Il quattordicesimo, Antonio Izzo, nacque a Petrulo il 1° ottobre 1840 da Giovanni e Francesca Marrapese.

Di anni 20, dichiarò di essere salito sul monte solamente per soddisfare il desiderio di sapere.

Sul posto, oltre a tutti quelli qui elencati, trovò Pietro Delle Fave, Bruno Verolla, Casto Zannito e Nicola Santillo.

In aggiunta, altra gente era ivi radunata.

Ma, pur avendo l’intenzione di tornare a casa, fu obbligato a rimanere e condotto la sera a Riardo.

Francesco Izzo

Il quindicesimo, Francesco Izzo, nacque a Petrulo il 11 luglio 1811 da Stefano e Maria Carusone.

Di anni 49, sostenne che domenica 7 aprile Francesco Izzo di Sebastiano venne nella sua bottega per radersi la barba.

Dopo un po’, entrarono nel negozio Aurelio D’Ettorre e Casto Izzo.

L’ospite chiese ad Aurelio se avesse intenzione di partecipare alla banda reazionaria.

L’interpellato volle sapere ulteriori informazioni sulla ricompensa ma senza ricevere risposta.

Il giorno seguente, si presentò nella bottega Bruno Verolla.

Il titolare gli domandò perché si trovava in paese e non al lavoro.

Il Verolla confidò che Punzo, il suo principale, lo aveva spedito lì per far sapere che avrebbe pagato lui i componenti del sodalizio.

Detto ciò, se ne andò per rintracciare Francesco Izzo di Sebastiano. (2)

Di lì a poco, ai primi 15 indagati petrulesi se ne aggiunsero altri.

Le dichiarazioni del Sindaco

All’epoca dei fatti, i principali protagonisti del brigantaggio caleno, seppur in ruoli diversi, furono tre zunesi:

  • il capobanda Don Nicola Santillo
  • il comandante della Guardia Nazionale di Calvi, il barone Girolamo Zona
  • Il sindaco di Calvi Don Demetrio Zona

Don Demetrio Zona nacque a Zuni il 29 aprile 1813 da Antonio, benestante, e Livia Martucci.

Sposò nel 1845 la nobildonna Concetta Ricca, figlia di Antonio, barone di Sparanise, e di Donna Maria Teresa Beatrice.

Il 16 giugno 1846, la coppia ebbe un maschietto di nome Antonino Salvatore Nicola Zona.

Purtroppo, Concetta Ricca morì il 17 marzo 1847 verosimilmente per parto alla giovane età di 25 anni.

Demetrio Zona, invece, da persona in vista lo nominarono prima segretario e poi priore della Confraternita di San Nicola.

Il 6 agosto 1860, fu eletto Sindaco di Calvi al posto di Carlo Bartolotta.

In precedenza, aveva ricoperto la carica di primo cittadino di Calvi nel quadriennio 1849 – 1852.

Il 20 aprile 1861, inviò una missiva al Governatore della Provincia di Caserta.

Il sindaco manifestò tutto il proprio disappunto per non aver risposto tempestivamente alla sua lettera del 14 aprile 1861.

In sostanza, il governatore chiedeva informazioni riguardanti il comandante militare e i suoi 190 uomini e sei ufficiali piemontesi.

Il primo cittadino si giustificò per tale mancanza dicendo che era stato preso dallo sbigottimento e dalle preoccupazioni per prevenire il peggio, nonché a spiare i colpevoli ed i sediziosi congregati.

Aggiunse che aveva adempiuto al suo dovere solo quando il comandante si era ritirato con calma e tranquillità.

in caso di altri avvenimenti analoghi, sarebbe stato “più sollecito ad avvertirlo“. (3)

L’apprezzamento del sacerdote Don Vespasiano Izzo

Infine, il sindaco di Calvi consigliò al governatore di far conferire note di merito per l’operato di Don Vespasiano Izzo.

Briganti

Le grandi obbligazioni che si fanno tanto per parte mia, che per parte de naturali di questo Comune al reverendo Sacerdote Sig. D. Vespasiano Izzo di Petrulo, quale seppe capì cullamente persuadere le famiglie dei sediziosi o reazionari, che in breve tempo la maggior parte di questi, alla spicciolata gli presentò tanto al capitano piemontese che quello della Guardia Nazionale del Comune medesimo,
Ciò è derivato perché costui il Sig. Izzo è attaccato all’attuale regime ed alla rigenerazione Italiana, tanto che per l’oggetto è stato sempre disprezzato e vilipeso sotto la dinastia dispotica.

Or dunque se il Sig. Izzo è stato l’istrumento onde allontanare spargimento di sangue, perdite di sostanze, saccheggi, ed attendati agli onori delle famiglie, uopo perciò è darle un guiderdone.
E chi potrebbe esser costui?
Certo che la di Lei immediazione, qual magnanimo Governatore, solito a rimunerare ed far rimunerare gli uomini vilipesi dal passato governo.
Quindi è che la prego, se le aggrada, benignarsi scrivere all’Ordinario di questa Diocesi di Calvi, ovvero al Vicario Generale, affinché si dia un comunicato al detto Sig. Izzo, stante che ve ne sono tre da provvedersi, e conferendolo, si dà ad un soggetto di rari talenti e veri sentimenti italiani.
” (3)

Bibliografia:
1) ASC, Giudicato Regio del Circondario di Pignataro, 10 aprile 1861
2) ASC, Comando della Guardia Nazionale di Calvi, 16 aprile 1861
3) ASC, Amministrazione Municipale di Calvi, 20 aprile 1861

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