La nascita del brigantaggio a Petrulo

La disfatta di Francesco II

Nel settembre del 1860, il re Francesco II di Borbone lasciò Napoli per trovare riparo a Gaeta.

Le sue truppe furono disposte tra il Volturno e il Garigliano.

Il 2 novembre 1860, a seguito dello storico incontro, il fortilizio di Capua si arrese ai sabaudi.

La debacle capuana innescò il 13 novembre dello stesso anno l’assedio di quest’ultimi alla fortezza di Gaeta.

La battaglia fra borbonici e piemontesi proseguì con alterne vicende fino a quando si diffuse un’epidemia di tifo petecchiale.

Il generale Cialdini, alla guida dell’armata sabauda, organizzò l’assalto finale cannoneggiando le mura di Gaeta.

Per porre fine al massacro, l’11 febbraio 1861 Francesco II chiese di negoziare la resa.

L’armistizio fu firmato dopo due giorni.

Il 14 febbraio, il generale savoiardo issò la bandiera piemontese, ponendo fine al Regno delle due Sicilie.

Contestualmente, Francesco II e la regina Maria Sofia uscirono dalla città per imbarcarsi sulla nave francese Mouette.

Lungo il percorso, una folla di soldati e civili salutò il passaggio dei sovrani con profonda commozione.

La corte reale si trasferì in esilio a Roma, ospiti del Papa.

La proclamazione del Regno d’Italia

Il 17 marzo 1861, il parlamento riunito a Torino sancì la nascita del Regno d’Italia.

Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi successori il titolo di Re d’Italia.

A difesa dell’integrità territoriale, fu istituita la Guardia Nazionale, inquadrata nel regio esercito italiano.

Il corpo militare aveva il compito di contrastare e reprimere il brigantaggio postunitario italiano.

I soldati volontari erano partigiani che si battevano contro i partigiani.

I combattenti caleni

I caleni Girolamo Zona e Nicola Santillo, con altri compaesani, abbandonarono nel 1860 le loro famiglie per aggregarsi ai garibaldini.

Nella Legione del Matese, combatterono contro i borbonici in nome di Vittorio Emanuele.

Ciò nonostante, le loro strade si divisero dopo l’unificazione dell’Italia.

L’Avvocato Girolamo Zona, Barone di Longano, “Nobilis Homo“, era nato a Napoli nel 1828.

Nel marzo del 1861, costituì la Guardia Nazionale di Calvi con sede nel palazzo baronale a Zuni.

In tal modo, l’ultimo dei discendenti della famiglia Zona ne divenne il comandante.

Tra le proprie fila, reclutò diversi volontari delle tre frazioni di Calvi.

Nicola Santillo, invece, era nato a Zuni, villaggio di Calvi, il 18 febbraio 1822 dal possidente Mattia e Teresa Ventriglia.

Svolgeva le funzioni di capo operaio nella Regia Ferrovia in costruzione alle dipendenze dei partitari Gaetano e Giuseppe Punzo, padre e figlio residenti a Teano.

Il Santillo passò dalle camicie rosse al brigantaggio perché sedotto dal pensiero dei suoi datori di lavoro.

Inoltre, fu mosso più per una spiccata avversione verso il Barone Zona che per le deludenti promesse sbandierate da Garibaldi ai contadini e mai mantenute.

Le sue azioni furono ispirate da suo fratello Tommaso, sacerdote ed eminenza grigia della ribellione.

La nascita del brigantaggio a Petrulo

Secondo il giudice regio del Circondario di Pignataro, Alfonso Sammartino, “il Santillo manifestava perversi sentimenti contro l’attuale governo, e spingendo più oltre la sua malignità per mezzo di arrollamenti, giungeva a formare una banda reazionaria di perduta gente sulla vana speranza che con tal mezzo avrebbe ottenuto il suo triste scopo e favorito Francesco II.” (1)

Il movimento rivoluzionario dell’agro caleno nacque a Petrulo la sera del 31 marzo 1861, giorno di Pasqua.

La dimostrazione principiava la sera del 31 marzo 1861 in Petrulo di Calvi da 3 individui della guardia nazionale conterranei del Santillo“. (1)

I giovani petrulesi, Pietro Delle Fave di Giovanni, di anni 29, Francesco Izzo di Sebastiano, di anni 27, e Antonio Simone fu Stefano, di anni 26, si erano arruolati volontari nella milizia dello Stato italiano.

Ma, approfittando dell’assenza del loro capitano, il Barone Zona, quel giorno andarono in giro per il paese imbracciando i loro fucili ed intimando agli abitanti di gridare “Viva Francesco II“.

Niun appoggio ebbero da quella dico quella pacifica popolazione e niente altro di sinistro accadde.” (1)

Altri dettagli dell’inizio della ribellione

Ulteriori particolari sui fatti si ricavarono dalle dichiarazioni rese da alcuni abitanti di Petrulo.

Fabio Izzo incontrò i tre compaesani il 31 marzo, giorno di Pasqua, nella cantina di Nicola Marrapese.

Costoro, bevendo del vino, pronunciarono il nome di Francesco II.

Fabio non riuscì a carpire altro perché di passaggio.

Serafino Carusone, imbattutosi nei paesani, fu obbligato dal solo Izzo armato di fucile a gridare “Viva Francesco II”.

Carmine Cipro vide la sera di Pasqua, partendo dalla chiesa, una moltitudine di ragazzetti che incitavano Francesco II per il villaggio dei Martini di Petrulo.

A breve distanza dai medesimi, notò la presenza di Antonio Simone.

Tuttavia, non si accertò se le grida dei ragazzi fossero state suggerite dal Simone o da un’altra persona.

Domenico Zona, Rosaria Zona e Anna Pisano dichiararono che il conterraneo Antonio Simone era solito recarsi nel villaggio del Martini “con la occasione che ivi amoreggiava.

E lo stesso dal medesimo fu pratticato nel giorno di Pasqua insieme a Francesco Izzo,” entrambi armati di fucile.

Seppero poi dell’arresto dei due individui perché avevano gridato “Viva Francesco II” nella pubblica piazza di Petrulo.

Giovanni Di Matteo si imbatté la sera di Pasqua con i paesani Francesco Izzo, Antonio Simone e Pietro Delle Fave.

Fu costretto dai primi due con i fucili spianati ad inneggiare a favore di Francesco II.

Giuseppe Monaco, partendo dalla Chiesa, osservò la sera del 31 marzo, la presenza di Francesco Izzo in mezzo a diversi ragazzi che gridava e faceva gridare “Viva Francesco II”.

Dotato di fucile, Izzo obbligò anche il Monaco a pronunciare le stesse parole.

Le relazioni dei componenti della Guardia Nazionale

I componenti della Guardia Nazionale di Petrulo rimasti fedeli a Vittorio Emanuele II fecero rapporto al loro superiore.

Vincenzo Zona e Giovanni Andrea Zitiello si recarono nella cantina di Nicola Marrapese.

Da costui appresero degli abusi commessi dai tre individui della Guardia Nazionale.

Lo stesso Marrapese gli confessò di aver lodato il re borbonico con manifestazioni di giubilo.

In ogni caso, non videro i tre facinorosi.

L’ufficiale Pasquale Pitocchi informò il 3 aprile 1861 il Capitano Zona delle provocazioni compiute da Izzo, Simone e Delle Fave.

Secondo lui, “questo fatto molestò bastantemente la pace de’ suoni e per prudenza di questi non succedettero omicidii.” (2)

Questi tali reazionarii si sono posti in fuga e non possiamo conoscere che altre tristi conseguenze ne potessero avvenire, perché se in un paese popolato, giorno di festa, obbligavano i cittadini con le armi impugnate a soddisfare le loro traviate voglie, che potranno fare per le campagne?” (2)

Infine, concludeva che “Sebastiano Izzo è per la terza volta che cerca far un partito onde mantenere disturbata la popolazione e forse fare qualche saccheggio“. (2)

Ritornato a Calvi, il comandante Zona informò dell’accaduto il Governatore della Provincia di Terra di Lavoro.

In seguito di quanto si succedeva nel giorno 31 scorso mese … la popolazione di questo Comune è stata sempre in stato di agitazione per le voci allarmanti che da pochi birbanti segretamente si faceano correre“. (3)

Nascita del brigantaggio

L’8 aprile, il Barone inviò un rapporto al giudice di Pignataro pregandolo di interessarsi a questa vicenda.

L’arresto dei ribelli

Intanto, i tre ribelli si diedero alla macchia ingrossando le fila della banda di briganti postunitari.

A distanza di qualche giorno dai fatti menzionati, furono arrestati.

I reclusi, sottoposti ad interrogatorio, fornirono versioni discordanti.

Pietro Delle Fave confermò le istigazioni commesse a Pasqua insieme ai compaesani.

Francesco Izzo rispose di essere stato latitante “per timore di essere arrestato, atteso le grida di “Viva Francesco II”, che nel giorno di Pasqua avea fatto nel paese“.

Antonio Simone, invece, sostenne la sua innocenza.

Dopo il 31 marzo 1861, la banda di briganti si rese protagonista di altri fatti eclatanti, che saranno oggetto di futuri approfondimenti.

Bibliografia:

1) ASC, Giudicato Regio del Circondario di Pignataro, 31 maggio 1861
2) ASC, Comando della Guardia Nazionale di Calvi, 8 aprile 1861
3) ASC, Comando della Guardia Nazionale di Calvi, 16 aprile 1861

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