I caleni morti in Russia

I caleni morti in Russia

La Campagna di Russia, nella seconda guerra mondiale, rappresentò per l’esercito nostrano una delle pagine più dolorose e oscure della storia.

Il Corpo di Spedizione Italiano in Russia, abbreviato come CSIR, e l’8ª Armata Italiana in Russia, o ARMIR, furono impegnate in successione sul fronte orientale tra il luglio del 1941 e il febbraio del 1943.

L’intervento militare, conclusosi con la catastrofica ritirata nella valle del Don, provocò la morte di 84.639 soldati italiani, di cui 8 caleni.

Questa mia ricerca vuole onorare la memoria di otto giovani strappati alla nostra terra e mandati dal regime fascista a morire in un paese lontano.

Giovani che le famiglie attesero invano per anni, dei quali ricevettero scarne notizie dai comandi italiani soltanto a guerra finita.

Purtroppo, a distanza di 72 anni dai tragici eventi, due di loro non sono nemmeno riportati sulla lapide del Monumento ai Caduti.

Sergente Maggiore CAPUANO ROMUALDO

di Salvatore e di Maria Grazia Vito
nato a Calvi Risorta il 20 marzo 1918 ed ivi residente in Via Napoli n. 26
morto il 9 marzo 1943 a Taliza

Di professione impiegato, soldato di leva classe 1918 del distretto di Caserta, fu collocato in congedo illimitato per fine ferma il 18 maggio 1938.

L’anno seguente, il 1° aprile 1939, si arruolò volontario aspirante allievo sottufficiale con la ferma di due anni nella scuola del 15° Reggimento Fanteria di Caserta.

In seguito al cambio di numerazione del reparto di appartenenza, il 24 maggio 1939 passò al 39° Reggimento Scuola di Fanteria ottenendo il 1° luglio 1939 il grado di Caporale e poi, dal 1° febbraio 1940, quello di Sergente.

Dopo aver partecipato ad altre operazioni militari, il 27 gennaio 1941 sbarcò a Valona con il 53° Reggimento Fanteria per combattere in Albania.

Rientrato a Brindisi il 14 luglio 1941, operò in altri territori dichiarati in stato di guerra.

Promosso Sergente Maggiore il 1° aprile 1942, partì con il proprio reparto per la Russia il 26 giugno 1942.

L’offensiva Piccolo Saturno

Durante il periodo invernale, dall’11 al 30 dicembre 1942, l’armata rossa lanciò l’offensiva denominata “Piccolo Saturno” in una regione delimitata da quattro fiumi (il Don a nord, il Chir a Est, il Donets a sud e il Derkul a ovest) contro l’ARMIR.

Con il crollo delle posizioni rumene e lo sfondamento delle proprie linee, le divisioni di fanteria italiane dovettero ripiegare precipitosamente.

I russi, appoggiati da numerosi mezzi corazzati e artiglieria pesante, combatterono per una quindicina di giorni una aspra battaglia con le unità dell’Asse che, oramai spinte solo dalla forza della disperazione, cercavano solo di aprirsi un varco evitando l’accerchiamento del nemico.

I sovietici fecero un gran numero di prigionieri.

Il Serg. Maggiore Capuano Romualdo, catturato dalle Forze Armate russe ed internato a Taliza, sede di un campo di lavoro per prigionieri di guerra tedeschi e italiani, morì il 9 marzo 1943 nel campo di prigionia n. 165 di Taliza Staz Uscia nella regione di Ivanovo.

Caporale DELLA VEDOVA AMEDEO

di Francesco e di Cecilia Cipro
nato a Calvi Risorta il 10 dicembre 1921 e residente all’atto dell’arruolamento a Sparanise in Via Selleria, 30
morto il 31 gennaio 1943 in una località sconosciuta

Di professione meccanico, soldato di leva classe 1921 del distretto di Caserta, lo lasciarono in congedo illimitato il 21 settembre 1940.

Ammesso al ritardo del servizio militare per ragioni di studio quale iscritto al 3° anno del Magistrale Superiore, fu chiamato alle armi il 4 febbraio 1942 e destinato al Deposito del 26° Reggimento Fanteria Latisana (Udine) del 278° Reggimento Fanteria.

Promosso a Fante Scelto il 1° aprile 1942, conseguì il grado di Caporale il 1° settembre 1942.

Inviato in Russia, territorio dichiarato in stato di guerra, giunse al fronte il 1° ottobre 1942.

Verso la fine di gennaio del 1943, l’armata rossa produsse a Seljakino un notevole sforzo nel tentativo di bloccare la ritirata della Divisione Tridentina.

Tuttavia, le truppe italiane riuscirono in breve tempo a farsi largo e raggiungere la strada rotabile che conduceva a Ladomirovka.

Ma dopo alcuni giorni, il 278° Reggimento Fanteria fu annientato da soverchianti forze corazzate nemiche in una vallata alle porte del villaggio di Varvarovka.

Il Caporale Della Vedova Amedeo risultò disperso nella 3° decade di gennaio 1943 sul fronte russo durante questa difficilissima manovra di ripiegamento dal fronte del Don.

La data della sua morte (31 gennaio 1943) è da considerare “di comodo” perché rilevata nel giorno del primo conteggio dei superstiti.

Fante IZZO GIOVANNI

di Giuseppe e di Evelina Izzo
nato il 27 maggio 1918 a Calvi Risorta e residente in Via Giudea
morto il 6 dicembre 1941 a Rykovo (oggi Enakievo)

Di professione manovale, soldato di leva classe 1918 del distretto di Caserta, il 24 giugno 1939 fu collocato quale rivedibile in congedo illimitato per poi rispondere alla chiamata alle armi con la classe 1919.

Il 24 luglio 1939 risultò ammesso all’eventuale congedo anticipato per il titolo di cui all’art. 85 comma 2 del testo unico sul reclutamento del Regio Esercito.

Tuttavia, il 16 marzo 1940 la patria lo chiamò in servizio nel 2° Reggimento Bersaglieri di stanza presso la caserma La Marmora a Roma (quartiere Trastevere).

Trasferito il 16 maggio 1940 all’81° Reggimento Fanteria, il 19 giugno 1940 raggiunse un territorio non noto dichiarato in stato di guerra.

Il 17 luglio 1941 partì per la Russia col proprio reparto facente parte del Corpo di Spedizione Italiano.

Trattenuto alle armi il 16 settembre 1941 da una disposizione del Ministero della Guerra, continuò a prestare il proprio servizio tra le fila dell’armata italiana.

Dal 5 al 14 dicembre 1941, con l’approssimarsi dell’inverso russo, il CSIR scatenò l’offensiva di Chazepetovka (dal nome di un villaggio ad alcuni chilometri da Rykovo) per rafforzare le proprie posizioni lungo la linea del fronte.

Fuciliere di provato valore

Gli italiani affrontarono il 95° Reggimento della Guardia, oltre a squadroni di cavalleria cosacca e battaglioni di fanti siberiani.

Al termine della dura battaglia si contarono 136 morti, 523 feriti e 10 dispersi.

Il fante Izzo Giovanni morì il 6 dicembre 1941 nell’infermeria della 52° Sezione Sanità in seguito a ferite d’arma da fuoco al viso.

Il prode combattente caleno ricevette la Croce al Valor Militare con la seguente motivazione:

“Fuciliere di provato valore in un violento attacco rimaneva ferito gravemente.
Incurante di se stesso rifiutava ogni soccorso incitando i compagni alla lotta e continuando nel combattimento, finché stremato di forze si abbatteva esanime”
Rikowo (fronte russo) 6 dicembre 1941

Negli anni passati, i familiari di Izzo Giovanni chiesero con insistenza alle autorità russe informazioni riguardanti il luogo di sepoltura del proprio congiunto ricevendo come risposta: “impossibilitati a fornire notizie in merito perché sul cimitero era stato edificato un teatro”.

Stando alle mie accurate ricerche, invece, la sua salma, riesumata nel 1999, riposa nel Cimitero Militare Italiano di Enakievo a circa 60 km da Donetsk in Ucraina – posizione tombale: fila 1 – riquadro 2 – tomba 15.

Caporal Maggiore IZZO VINCENZO

di Gregorio e di Margherita D’Elia
nato il 2 novembre 1912 a Calvi Risorta e residente in Via delle Acacie n. 27
morto il 3 gennaio 1943 in una località sconosciuta

Di professione contadino, soldato di leva classe 1912 del distretto di Caserta, fu collocato in congedo illimitato per fine ferma il 19 giugno 1934.

L’anno seguente, il 6 aprile 1935, lo chiamarono alle armi al Centro di Rifornimento Quadrupedi di Persano.

Ricollocato in congedo illimitato per fine ferma il 9 settembre 1936, fu richiamato in servizio il 10 aprile 1939 per istruzioni ai sensi della circolare n. 1058 del Ministero della Guerra ed inviato al Distretto Militare di Benevento.

Il 25 aprile 1939 ricevette l’assegnazione al 40° Reggimento Fanteria del Comando della Divisione Fanteria Volturno.

Al termine di una licenza straordinaria di sessanta giorni, lo lasciarono il 20 agosto 1939 nuovamente in congedo illimitato.

Richiamato alle armi, giunse il 13 ottobre 1940 al Deposito del 278° Reggimento Fanteria dove assunse prima il grado di Caporale e successivamente quello di Caporal Maggiore.

La partenza per la Russia

Partì per la Russia e il 1° ottobre 1942 raggiunse il territorio dichiarato in stato di guerra e di operazioni.

All’inizio del 1943, il fronte della Divisione Vicenza subì l’attacco delle unità sovietiche nel settore del 2° Corpo d’Armata dislocato più a sud.

Gli italiani, vista la minaccia concreta di essere accerchiati, furono costretti a ripiegare battendosi duramente.

Il Caporal Maggiore Izzo Vincenzo risultò disperso per eventi bellici il 3 gennaio 1943.

Al valoroso militare caleno conferirono la Croce al merito di guerra in virtù del d. c. 14-12-1942 n. 1729 (per partecipazione alle operazioni durante il periodo bellico 1940 – 1943 con determinazione del Comando Distretto Militare di Caserta in data 01-03-1966 n. 2112 di concessione).

A pochi giorni di distanza, i compaesani Vincenzo Izzo e Amedeo Della Vedova, appartenenti entrambi al 278° Reggimento Fanteria della 156° Divisione di Fanteria “Vicenza”, subirono la stessa atroce sorte.

Sergente Maggiore MINIERI SALVATORE

del fu Francesco e di M. Domenica Ferrante
nato il 28 agosto 1918 a Calvi Risorta e residente a Calvi Vecchia
morto il 17 febbraio 1943 in una località sconosciuta

Di professione meccanico, il 1° dicembre 1936 si arruolò come soldato volontario con la ferma di due anni nel 1° Centro Automobilistico in qualità di aspirante motorista.

Promosso a Soldato Scelto il 1° marzo 1937 e poi a Caporale il 1° aprile 1937, acquisì il grado di Caporal Maggiore il 1° ottobre 1937.

L’anno seguente, da volontario in servizio non isolato all’estero per tempo indeterminato, partì il 20 giugno 1938 dal porto di Napoli alla volta della Spagna sbarcando a Cadice il 22 giugno 1938.

Assegnato al 1° Reggimento Fanteria “Frecce Verdi”, il 16 maggio 1939 ricevette il grado di Sergente.

Con la fine della guerra civile spagnola, rientrò il 28 giugno 1939 in Italia.

La morte in un campo di prigionia

Ottenuta una licenza di rimpatrio di cinquanta giorni e un’altra straordinaria, il 6 ottobre 1939 riprese servizio all’8° Centro Automobilistico ed ottenne la rafferma di un anno con decorrenza 1° dicembre 1939 dal Comando Difesa Territoriale di Napoli.

Aggregato l’11 marzo 1940 al 3° Centro Automobilistico di Bari, rientrò il 25 maggio 1940 al Quartier Generale della 52° Divisione di Fanteria a Civitavecchia perché assegnato al Nucleo Soccorso Stradale della suddetta Divisione.

Dall’11 giugno 1940 operò in diversi territori dichiarati in stato di guerra acquisendo con decorrenza 10 dicembre 1940 il grado di Sergente Maggiore.

Partecipò dal 16 luglio 1941 al 24 luglio 1942 alle operazioni di guerra svoltesi sul fronte russo con il 52° Nucleo Soccorso Stradale.

Addetto ai servizi logistici, in particolare al soccorso stradale degli automezzi guasti o colpiti dai nemici al più vicino posto ove era impiantata un’officina bene attrezzata per rimetterli in condizioni di riprendere la marcia, il sergente maggiore Minieri Salvatore, catturato dai sovietici, morì in prigionia il 17 febbraio 1943 in una località non nota.

Artigliere PALUMBO ANTONIO GIUSEPPE

di Gennaro e di Michelina De Stefano
nato il 10 luglio 1922 a Calvi Risorta e residente in Via Zuni n. 10
morto il 4 aprile 1943 a Tiomnikov

Di professione contadino, soldato di leva classe 1922 del distretto di Caserta, il Regio Esercito lo collocò in congedo illimitato per fine ferma il 16 maggio 1941.

L’anno seguente fu richiamato alle armi ed assegnato il 31 gennaio 1942 al Deposito 8° Reggimento Artiglieria d. f. Ippoti a Verona.

Inviato in licenza straordinaria di convalescenza della durata di 15 giorni per parotite, rientrò al corpo il 19 luglio 1942 per poi essere trasferito il 18 agosto 1942 al 1° Reggimento Artiglieria di Corpo d’Armata a Casal Monferrato.

Partito per la Russia, territorio dichiarato in stato di guerra, giunse il 16 ottobre 1942 sul teatro delle operazioni al 20° Gruppo di Formazione Mobilitato.

Trasferito il 2 novembre 1942 al Deposito del 3° Reggimento Artiglieria Pesante Campale del 20° Corpo d’Armata – Cremona per il 60° Gruppo, lo assegnarono al 30° Raggruppamento Artiglieria di Corpo d’Armata, 60° Gruppo.

Il lager di Tiomnikov

A dicembre del 1942 risultò disperso per eventi bellici sul suolo russo.

Catturato dai soldati sovietici presumibilmente il 17 dicembre nel settore centrale del fronte di guerra, l’artigliere Palumbo Antonio Giuseppe, fu condotto nel campo di concentramento n. 58 a Tiomnikov Iavas, un paese della Repubblica di Mordovia, nella Federazione Russa, capoluogo del “Temnikovskij Rajon” a 500 Km circa da Mosca.

Sotto il nome di Campo 58 vi erano in realtà più campi di prigionia perché a pochi chilometri di distanza si trovava la stazione ferroviaria di Barascevo.

La maggior parte degli italiani era al lager 58/8 di AstrachanzenLiev.

Antonio Palumbo morì il 4 aprile 1943 nel lager 58 di Tiomnikov dove perirono altri 4.328 prigionieri Italiani, un massacro causato soprattutto da tifo e malattie intestinali.

Sono tutti sepolti in una fossa comune in zona Moloschnitsa.

Caporale ZONA ANTONIO

di Gaetano e di Giovanna Santillo
nato il 23 dicembre 1915 a Calvi Risorta e residente in Via Duca degli Abruzzi n. 19
morto il 1° marzo 1943 a Tambov

Di professione bracciante, soldato di leva classe 1915 del distretto di Caserta, fu collocato in congedo illimitato per fine ferma il 31 maggio 1935.

Richiamato alle armi ed assegnato il 2 aprile 1937 alla scuola di Tiro d’Artiglieria, assunse prima il grado di Soldato Scelto e poi, dal 1° ottobre 1937, quello di Caporale, prima di essere ricollocato in congedo illimitato di fine ferma il 23 agosto 1938.

Richiamato nuovamente alle armi per esigenze di carattere eccezionale, il 25 novembre 1940 giunse al 7° Raggruppamento Artiglieria di Corpo d’Armata a Livorno.

Assegnato al 120° Reggimento di Artiglieria, il 22 giugno 1941 partì per la Russia, territorio dichiarato in stato di guerra, e giunse sul teatro delle operazioni il 1° luglio 1941.

L’esercito italiano lo dichiarò disperso in combattimento dal 21 dicembre 1942.

In quel periodo punte corazzate sovietiche raggiunsero con una manovra aggirante le retrovie italiane.

Il 20 e il 21 dicembre i russi completarono l’attacco catturando numerosi soldati.

Da Arbusovka, chiamata anche valle della morte, i prigionieri percorsero in un giorno 60 chilometri a piedi, a 30 gradi sottozero. A marce forzate giunsero alla stazione ferroviaria di Kalac.

Lasciati i feriti al proprio destino, i superstiti furono rinchiusi in carri ferroviari che fungevano da prigioni.

Da Kalac arrivarono al campo di concentramento di Tambov.

I detenuti italiani vissero per mesi in bunker sotterranei dormendo con una coperta sulla nuda terra.

Il caporale Zona Antonio morì il 1° marzo 1943 nel lager di Tambov dove persero la vita nel tempo migliaia di italiani.

Basti pensare che tutte le mattine si raccoglievano i morti a decine.

Artigliere ZONA ITALO AMEDEO

di Antonio e di Filomena Sarto
nato il 1° marzo 1922 a Calvi Risorta e residente in Via XXIV Maggio n. 10
morto il 22 dicembre 1942 in una località sconosciuta

Di professione segantino, soldato di leva classe 1922 del distretto di Caserta, lo collocarono in congedo illimitato per fine ferma il 24 luglio 1941.

Richiamato alle armi e trasferito il 19 gennaio 1942 al 1° Reggimento Artiglieria di Corpo d’Armata a Casal Monferrato, partì successivamente per la Russia, territorio dichiarato in stato di guerra, con il 9° Raggruppamento Artiglieria di Corpo d’Armata.

Zona Italo Amedeo, a soli venti anni, morì il 22 dicembre 1942 nella seconda battaglia difensiva del Don in una località non nota.

Alla luce di tutto ciò, il caporale DELLA VEDOVA AMEDEO e il sergente maggiore MINIERI SALVATORE non sono riportati sulla lapide del Monumento ai Caduti.

Il popolo caleno dovrebbe scusarsi pubblicamente con questi due valorosi soldati e tributare loro i dovuti onori.

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