L’aeroporto alleato di Pignataro Maggiore

L’aeroporto alleato di Pignataro Maggiore

Nel dicembre del 1943, il presidente del comitato degli istituti di alta cultura di Napoli si espresse favorevolmente in merito al rientro nella città partenopea del materiale librario depositato nel Convento dei Padri Passionisti a Calvi Risorta.

L’obiettivo era di riportarlo al sicuro perché si prevedeva l’insediamento di un campo di aviazione nelle zone adiacenti.

Ma il mancato sfondamento della linea “Gustav” da parte degli anglo-americani ne ritardò lo spostamento.

Solamente il 6 maggio 1944, divenne operativo il campo di volo di Pignataro Maggiore.

After the Germans retreated from Cassino, the 324th moved from Cercola to Pignataro Maggiore on May 6th.” (1)

In ambito militare, era denominato semplicemente Pignataro LG (Landing Ground).

Nella base aerea dell’alto casertano, operò il 324° Fighter Group composto da tre squadroni:

il 314th Fighter Squadron “The Hawks”, i Falchi, dal 6 maggio

il 315th Fighter Squadron “The Crusaders” i Crociati, dal 10 maggio

il 316th Fighter Squadron “The Hell’s Belles” i Diavoli, dal 10 maggio

Inoltre, a Pignataro schierarono anche il 99th Fighter Squadron “The Red Tails”, le Code Rosse, dal 10 maggio 1944.

Quest’ultimo, meglio noto come Tuskegee Airmen, fu il primo gruppo di piloti militari riservato agli uomini di colore che combatterono nella seconda guerra mondiale.

Infine, nel campo di volo caleno dispiegarono anche un Piper L-4 appartenente al 36° Texas Battalion della 73rd Division.

Lo scopo principale di quest’ultimo era di fornire l’osservazione aerea per l’artiglieria da campo.

A proposito, invece, dell’esistenza di un’immagine fotografica della base di Pignataro, in un libro di Carl Molesworth si legge:

P-40F-20 (serial unknown) ‘White 49’ of 1Lt David L. Giltner, 315th FS / 324th FG, Pignataro, Italy, Spring 1944” (2)

Dal nome dell’aereo di Giltner, “Ginger”, sono risalito ad una bella foto.

Tuttavia, la conformazione dei rilievi esclude che possa trattarsi dell’aeroporto casertano.

Pignataro Maggiore

Gli aerei dislocati

L’aeroporto ospitò un centinaio di cacciabombardieri, considerando che uno squadrone dell’U.S. Air Force potesse contenere fino ai 24 velivoli.

Nella base di Pignataro Maggiore operarono esclusivamente i P-40 Warhawk, bombardieri medi dell’aviazione tattica.

Prodotto dall’azienda statunitense “Curtiss Aeroplane and Motor Company”, il P-40 era un caccia monomotore ad ala bassa.

L’aereo, monoposto e interamente di struttura metallica, volò per la prima volta nel 1938.

Il design P-40 era una modifica del precedente Curtiss P-36 Hawk che consentì un rapido ingresso nei teatri di guerra.

Il Warhawk fu usato dalla maggior parte delle potenze alleate e rimase in servizio fino alla fine del conflitto.

Il velivolo aveva un’apertura alare di 11,38 metri, una lunghezza di 10,16 metri e un’altezza di 3,23 metri.

Propulso da un motore di 1.300 hp, poteva raggiungere una velocità massima di 586 Km/h.

L’armamento si articolava su 6 mitragliatrici alari Browning M2 (tre per parte) di calibro 0,50 pollici (12,7 mm).

Solitamente, i P-40 decollavano armati con una bomba GP (uso generale) da 1.000 o 500 libbre agganciata sotto la fusoliera.

Inoltre, avevano in dotazione un numero variabile di spezzoni a frammentazione M41 da 20 libbre.

La posizione dell’aeroporto

Partendo da una ricerca del prof. Angelo Martino, io e l’amico Pietro Ricciardi abbiamo effettuato diversi sopralluoghi in località “Pezzagrande” nel comune di Vitulazio.

Ciò nonostante, l’identificazione dell’area precisa non è stata impresa facile.

Parlando con le persone che abitano nella zona, siamo risaliti a informazioni preziose.

Il prof. Vincenzo Di Lillo ha riferito che gli americani sradicarono un filare di ulivi per circa trecento metri.

Inoltre, abbatterono la casa del padre per consentire al tracciato di attraversarla.

Al contempo, Giovanni Di Lillo ha indicato il confine nord della pista dove attualmente vi è una serra.

In aggiunta, asserì che dalla lingua di terra sulla quale sorgeva il tracciato, essendo stata cosparsa d’olio, si ottengono ancora oggi frutti di scarsa qualità rispetto alle zone circostanti.

Secondo Vincenzo Penna, l’area iniziava nella zona retrostante l’attuale mobilificio Diemme.

Presupponendo che la pista potesse essere lunga 1200 metri, Pietro Ricciardi ha posizionato la stessa su Google Map.

Pista_Aeroporto_Pigna

È verosimile, quindi, ritenere che l’aeroporto fosse disposto in questo modo tenendo presente le indicazioni ricevute e i rilievi effettuati.

Tracciando poi delle linee tra le piante superstiti di ulivo, notiamo una collocazione delle strade di servizio e delle tende a forma di labbra intorno alla struttura.

Tale disposizione, sovrapponendola alla foto aerea di Ramitelli, evidenzia che i due aeroporti combaciavano quasi del tutto.

Infine, la posizione dell’aereo danneggiato indicato dal prof. Martino è congruente con il disegno perché si trovava all’interno del perimetro.

Pista_Aeroporto_Rami

Pur in presenza di una struttura di avvistamento sul posto, l’Airfield era denominato di Pignataro Maggiore perché la torre di controllo si trovava sul Monte San Pasquale.

Su questa collina, leggermente più giù vicino al campo sportivo, vi era l’ospedale da campo delle truppe americane.

L’allestimento del campo di volo

Il campo temporaneo di volo per tutte le stagioni fu allestito dagli ingegneri dell’Air Force XII degli Stati Uniti.

Sul terreno compattato, srotolarono una tela di iuta prefabbricata (tela da imballaggio) noto come PHS (Prefabricated Hessian Surfacing).

Il PHS era costituito da una iuta impregnata di asfalto.

Al di sopra, poi collocarono una griglia a maglie quadrate (SMT) d’acciaio traforato unita in quadrati ed alta tre pollici.

Il tavolato d’acciaio (definito anche PST) fu utilizzato anche per le piazzole di sosta ai lati esterni della pista.

Allestimento_Pista

Gli americani costruirono una strada collegata alla Via Appia per consentire l’accesso all’infrastruttura ed altre di servizio.

Inoltre, l’aeroporto fu dotato di:

  • un’area dedicata alla manutenzione degli aerei;
  • hangar o altri edifici utilizzati come deposito di viveri, munizioni e fusti di benzina;
  • acqua potabile e rete elettrica per le comunicazioni e l’illuminazione della base.

Le tende dei piloti e del personale di supporto non erano concentrate ma sparse lungo tutto il perimetro della base per evitare la perdita, in caso di bombardamento, di numerosi aviatori.

Infine, operava una compagnia di pompieri che espletava i servizi antincendi.

Secondo la testimonianza del prof. Di Lillo, un decennio fa rinvennero nei campi una buca dove scaricavano l’olio lubrificante esausto.

In aggiunta, 20 anni or sono, in direzione del filare di ulivi espiantati, fu rinvenuta una bomba inesplosa.

L’ordigno bellico, alto settanta centimetri, fu tirato fuori da un trattore mentre arava il campo.

Negli anni ’70, gli americani s’impegnarono a versare un indennizzo per i danni di guerra.

Ma i proprietari del caseggiato in località “Pezzagrande“, considerata l’esiguità della somma, rinunciarono ai pochi spiccioli.

Le missioni degli aerei decollati da Pignataro

Il campo di volo di Pignataro Maggiore rimase attivo dal 6 maggio al 6 giugno 1944.

In quel periodo, il 324° Gruppo divise equamente i propri bersagli tra la linea del fronte e le linee di comunicazione.

Con la capitolazione di Montecassino e lo sfondamento della linea “Gustav” del 18 maggio 1944, i reparti dell’aviazione alleata ostacolarono la ritirata della X e della XIV Armata tedesca, attaccando colonne in marcia lungo le strade, formazioni di carri armati ed automezzi, concentramenti di truppe e aree di bivacco. (3)

Le missioni aeree furono davvero tante.

Agosta fu attaccata due volte, Alatri tre, Albano sette, Anguillara cinque, Artena due, Balsorano tre, Bracciano due, Campoleone due, Canino uno, Carsoli uno, Cassino due, Castel Madama uno, Castellonorato otto, Castelnuova due, Ceccano cinque, Ceprano dodici, Cisterna due, Civitavecchia uno, Civitella Rovera uno, Esperia tre, Ferentino tre, Fiano Romano due, Fondi due, Fontecchio due, Formello sei, Formia uno, Frosinone uno, Genzano uno, le gallerie intorno al lago di Fondi due, Littoria due, Monte Cogno uno, Monte Simone quattro, Marino dieci, Marzana due, Monte Compatri sei, Monterotondo quattro, Ottavia quattro, Palestrina quattro, Paliano quattro, Pico sedici, Prima Porta uno, Prossedi due, Riano sei, Roccasecca uno, l’area di Roma cinque, San Giovanni Tricarico sette, San Vito uno, Sora uno, Sperlonga tre, Subiaco quattro, Terracina sette, Tivoli tre, Torre Nova tre, Vallecorsa ventuno, Vallefreddo due, Valmontone cinque, Velletri ventiquattro e Zalforana venti.

Alcune di queste località subirono massicci attacchi.

A Vallecorsa inviarono 138 P-40, a Ceprano 120, a Velletri oltre 100, ad Artena 51 ed Albano 48.

L’intenso traffico aereo militare nell’agro caleno fu notato da alcuni abitanti di Calvi.

Gli incidenti nello scalo

Nei giorni di operatività dello scalo, gli incidenti sulla pista pignatarese durante le fasi di decollo e atterraggio furono undici.

Nel dettaglio, ecco le date, i piloti coinvolti dei diversi gruppi e i danni riportati dai P-40:

  • 10 maggio – Sven P. Jernstrom del 316th – aereo distrutto in fase di atterraggio
  • 10 maggio – William R. Richmond del 316th – incidente in atterraggio
  • 12 maggio – Thomas C. Sutton del 314th – grave incidente in atterraggio
  • 13 maggio – Sven P. Jernstrom del 316th – aereo distrutto nello schianto al decollo al di là del perimetro dell’aeroporto
  • 14 maggio – James W. Finney del 316th – aereo gravemente danneggiato in fase di decollo
  • 15 maggio – Floyd A. Thompson del 99th – aereo danneggiato in fase di rullaggio
  • 17 maggio – Leonard M. Jackson del 99th – grave incidente in atterraggio
  • 22 maggio – Harry Turner del 316th – aereo notevolmente danneggiato nello schianto al decollo al di là del perimetro dell’aeroporto
  • 23 maggio – Edward G. Evans del 314th – schianto con atterraggio sul ventre per assenza del carrello
  • 25 maggio – Henry B. Perry del 99th – aereo danneggiato in fase di rullaggio
  • 2 giugno    – Leonard M. Jackson del 99th – aereo distrutto in fase di atterraggio

Gli episodi più gravi avvennero il 13 e il 22 maggio 1944 quando gli aerei 41-19899 e 41-14406 del 316th si alzarono in volo per poi precipitare al suolo.

Infine, come si può notare, i piloti del 315° FS erano indubbiamente i più bravi perché non coinvolti in alcun sinistro.

La piacevole sorpresa

Il 24 giugno 2015, arrivarono in Italia i fratelli Steven Meeker e Dianne De Barros provenienti dal Texas.

I due erano i figli di Franklin Meeker, osservatore aereo della Seconda Guerra Mondiale.

Franklin Meeker

Il papà gli aveva raccontato tutti i particolari dell’airfield, dalla torre di controllo alla base.

Nel 1944, era stato dislocato a Pignataro Maggiore con un Piper L-4 appartenente al 36° Texas Battalion della 73rd Division.

L’unità dell’Artiglieria aveva il compito di osservazione degli obiettivi da colpire.

I Meeker, accompagnati da una guida, sostarono prima a Pignataro e successivamente si spostarono a Pezzagrande.

Qui, s’incontrarono con il sig. Vincenzo Penna, il quale illustrò loro tutti i particolari del luogo.

Gli americani, una volta rientrati in patria, inviarono al Penna una busta con foto e documenti riguardanti il congiunto.

In una di queste, si vedono da sinistra l’osservatore Franklin Meeker, il meccanico O. A. Lockhart e il pilota Willie Schoeder.

Ricognitore_Americano

Purtroppo non è dato sapere con certezza se il campo fosse quello di Pignataro.

L’osservatore tornò in patria alla fine della seconda guerra mondiale.

Purtroppo, però, diversi commilitoni non ebbero la sua stessa sorte.

Dieci piloti non rientrarono più nella base di Pignataro Maggiore e quattro addirittura nel loro paese d’origine.

Bibliografia:

1) Air Force Historical Research Agency. U.S. Air Force. Maxwell AFB, AL.
2) Carl Molesworth, P-40 Warhawk Aces of the MTO, Washington 2001
3) A. Alberti – S.D. Merli – Cieli Italiani, Primavera 1944 – Storia Militare- dicembre 2012

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