Il bombardamento aereo a Zuni

Il bombardamento aereo a Zuni

Lo sbarco in Sicilia (nome in codice Operazione Husky) avvenne il 10 luglio 1943.

Le truppe alleate attuarono una delle più grandi operazioni anfibie della seconda guerra mondiale.

Le armate americane e inglesi sbarcarono nella zona sud-orientale della Sicilia con il compito di avanzare contemporaneamente all’interno dell’isola.

L’invasione dell’Italia, dunque, aveva il chiaro intento di aprire un fronte nell’Europa continentale.

L’obiettivo era di annientare il regime fascista per poi concentrare gli sforzi in un secondo momento contro la Germania nazista.

Il 1943 fu nella storia militare dell’Italia un anno di massicci bombardamenti per molte città.

La direttiva del 14 febbraio 1942 stabilì che il Bomber Command avrebbe colpito le infrastrutture civili e militari.

Inoltre, favorì gli attacchi sulla popolazione civile per fiaccarne il morale e il consenso verso i regimi dei paesi dell’asse.

La disposizione riconobbe implicitamente la difficoltà di colpire obiettivi specifici, oltre a mostrare indifferenza verso le vite umane.

Il controllo politico delle forze aeree fu infatti da allora esercitato insieme da britannici e americani.

Quest’ultimi, avendo sistemi di puntamento migliori, effettuavano bombardamenti di “precisione” durante il giorno.

I britannici, invece, operavano durante la notte.

Nella pratica, i due sistemi, britannico di notte e americano di giorno, furono utilizzati simultaneamente.

Intanto, nonostante la battaglia infuriasse ancora in Sicilia e il fascismo fosse caduto il 25 luglio, l’aviazione alleata si impegnò a martellare obiettivi strategici lungo lo stivale.

L’azione di guerra

Nella notte tra lunedì 26 e martedì 27 luglio 1943, aerei inglesi partiti dalle basi in Africa Settentrionale bombardarono un fondo a Zuni.

L’appezzamento di terreno si trovava in località Riello alle pendici del monte Coricuzzo.

Secondo una versione predominante, i ricognitori anglo-americani scambiarono i covoni di paglia con le tende di un accampamento di truppe italiane.

In realtà, la Divisione Pasubio aveva abbandonato molti mezzi militari in prossimità dell’odierna palestra Nyana in Via degli Ulivi.

Le tenebre della notte non consentirono ai piloti di Sua Maestà di inquadrare con precisione l’obiettivo della missione.

E così le bombe finirono “lunghe“.

Nessun ordigno bellico centrò il deposito di automezzi.

I componenti delle sparute famiglie che abitavano nella zona interessata dall’azione di guerra sobbalzarono dal letto.

Per loro fortuna, non si registrarono morti o feriti.

I forti boati delle esplosioni si udirono indistintamente non solo a Zuni ma anche nelle altre frazioni calene.

L’evento del tutto imprevedibile ed inaspettato provocò incredulità, sbigottimento e paura tra la popolazione.

Le autorità ecclesiastiche parlarono di “sbandamento del popolo zunese”.

Ripercorrendo la cronaca del ritiro della Scuola Apostolica dei Passionisti, Padre Gaspare Sassani riportò testualmente:

alcune bombe furono gettate nel territorio di Zuni la notte del 26-27 luglio 1943 per cui cominciò lo sbandamento di questa comunità” (1)

In quell’occasione, la popolazione calena sperimentò per la prima volta gli effetti della guerra.

Ma di lì a poco, dovette sottostare ad angherie, soprusi e feroci sopraffazioni da parte delle truppe tedesche in ritirata.

Bibliografia:
1) P. Gaspare Vittorio Sassani, Calvi Risorta, il suo seminario e i passionisti, 1994

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